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07 Ottobre 2025 - 15:20
Foto d'archivio
L’inflazione rallenta, ma i consumi non ripartono. Nel 2024 la spesa media mensile delle famiglie italiane si è fermata a 2.755 euro, un valore quasi identico a quello del 2023, ma che nasconde un peggioramento reale: con i prezzi ancora alti e i redditi fermi, gli acquisti si riducono. Quasi una famiglia su tre ha limitato la spesa per il cibo, scegliendo prodotti più economici o diminuendo le quantità.
Secondo i dati Istat, il 31,1% dei nuclei familiari ha tagliato sugli alimentari, mentre il 35,3% ha ridotto la spesa per le bevande. Il fenomeno è più evidente nel Mezzogiorno, dove oltre la metà delle famiglie (57,6%) ha rinunciato ad abbigliamento e calzature, contro il 47,5% della media nazionale.
Le differenze territoriali restano profonde. In Trentino-Alto Adige e Lombardia si spendono rispettivamente 3.584 e 3.162 euro al mese, mentre in Calabria e Puglia la cifra non supera i 2.100 euro. Tra Nord Est e Sud lo scarto è di oltre 830 euro mensili, pari al 37,9%.
Anche la struttura familiare influisce sul bilancio. I single spendono in media 1.932 euro al mese, poco più della metà rispetto alle famiglie con tre componenti. All’aumentare dei membri, cresce il peso di cibo e bevande, che assorbono oltre il 22% del budget tra le coppie con tre o più figli. Le giovani coppie senza figli, invece, destinano più risorse al tempo libero e alla ristorazione, mentre gli over 65 restano la fascia che spende di più in sanità.
Le abitudini di consumo cambiano anche a seconda della regione. In Lombardia si registra la spesa più alta per ristorazione e alloggio (7,5% contro il 5,9% nazionale), mentre in Trentino-Alto Adige la voce abitazione — tra affitti, luce e gas — incide per il 40% del totale. In Calabria, invece, quasi un terzo del reddito familiare (28,2%) è destinato agli alimenti e alle bevande, a fronte di una media italiana del 19,3%.
Infine, resta marcato anche il divario sociale: le famiglie composte solo da italiani spendono in media il 31,8% in più rispetto a quelle con componenti stranieri, segno che il rallentamento dei consumi colpisce in modo diseguale, accentuando le fragilità già esistenti.
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