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26 Ottobre 2025 - 21:25
Spostare le lancette di un'ora produce una sorta di mini jet-lag
Due volte all’anno spostiamo le lancette dell’orologio, ma questo piccolo gesto ha conseguenze sul nostro organismo. L’obiettivo originario del cambio d’ora era sfruttare meglio la luce naturale, ma oggi, secondo molti esperti, il suo impatto è più fisiologico che energetico. “Il nostro organismo è progettato per seguire i ritmi naturali di luce e buio,” spiega la professoressa Carolina Lombardi, direttrice del Centro di Medicina del Sonno di Auxologico. “Ogni variazione, anche di un’ora, può influenzare la secrezione di ormoni e la qualità del sonno e della veglia.”
Questo sfasamento produce una sorta di mini jet-lag, soprattutto nel passaggio primaverile, quando si dorme un’ora in meno. “Avere dei ritmi più costanti tutto l’anno dal punto di vista della salute può essere vantaggioso,” aggiunge Lombardi. “L’uniformità dei ritmi circadiani fisiologici e il rispetto di tempistiche coerenti con il ritmo ambientale sono ideali per il nostro corpo.” Gli effetti del cambio d’ora si avvertono anche sulla concentrazione e, per chi soffre già di insonnia, possono rendere più difficile addormentarsi o svegliarsi.
Secondo alcuni studi, il cambio d’ora può anche avere ripercussioni cardiovascolari. “Ci sono ricerche, soprattutto nord europee, sulla correlazione tra il passaggio tra ora solare e ora legale e le patologie cardiache,” spiega Lombardi. “Uno studio dell’Università di Stoccolma riportava un’incidenza del 4% in più di attacchi cardiaci nella settimana successiva all’introduzione dell’ora solare, in prevalenza nelle persone più anziane. Sono dati indiscutibili, ma non bisogna creare allarmismi: il cambio di ritmo circadiano incide soprattutto in situazioni già compromesse o più fragili.”
Anche l’umore può risentirne. “Con l’ora legale infatti fa buio prima e l’esposizione alla luce solare è fondamentale da tutti i punti di vista: per il metabolismo dell’osso, per la regolazione del ritmo circadiano sonno-veglia, per il nostro umore,” spiega Lombardi. Nei Paesi con scarsa luminosità, i disturbi depressivi stagionali sono infatti più diffusi. Gli effetti del cambio d’ora, inoltre, variano a seconda del cronotipo: “I gufi dormono meglio nella seconda parte della nottata, le allodole nella prima. Per un gufo, spostare in avanti le lancette comporta un minor riposo e un risveglio in una fase di sonno profondo”. Nel linguaggio della medicina del sonno, i “gufi” sono le persone che tendono ad addormentarsi e svegliarsi tardi, mentre le “allodole” preferiscono coricarsi e alzarsi presto, seguendo ritmi più mattinieri.
L’adattamento, conclude la specialista, è soggettivo: “Dipende dalla condizione di sonno da cui partiamo, dai nostri schemi lavorativi e dalla possibilità o meno di adeguarsi ai nuovi orari. Il consiglio è di spostare gradualmente le proprie attività assecondando il nuovo schema: questo permette all’organismo di riadattarsi più in fretta.”
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