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I dati
12 Novembre 2025 - 17:00
Negli ultimi quattro anni i prezzi dei prodotti alimentari in Italia hanno subito un aumento significativo, come evidenziato dall’Istat. Nel 2025, il valore dei beni alimentari rappresenta oltre un quinto della spesa totale delle famiglie italiane, con rincari che hanno colpito in particolare i nuclei a basso reddito. Il fenomeno, va precisato, non riguarda solo l’Italia, ma ha interessato anche altri Paesi europei, in alcuni casi in misura maggiore.
Tra ottobre 2021 e ottobre 2025, i costi dei generi alimentari sono saliti del 24,9%, quasi otto punti percentuali in più rispetto all’andamento generale dei prezzi al consumo armonizzati. Secondo la Nota sull’economia italiana dell’Istat, la crescita dei prezzi ha avuto un impatto più pesante sulle famiglie meno abbienti, che dedicano una quota maggiore del loro budget al cibo.
Dettaglio per categorie:
Gli alimenti freschi hanno registrato incrementi più elevati (+26,2%) rispetto a quelli lavorati (+24,3%).
Tra i prodotti maggiormente colpiti figurano frutta e verdura (+32,7%), latticini e uova (+28,1%), pane e cereali (+25,5%).
L’aumento dei prezzi è iniziato nella seconda metà del 2021, ha raggiunto il picco tra inizio 2022 e metà 2023 e ha proseguito a ritmi più moderati fino ad oggi.
Anche in Europa i rincari sono stati rilevanti: nell’area euro il prezzo del cibo è cresciuto del 29%, nella UE a 27 del 32,3%. La Germania ha registrato un +32,8%, la Spagna +29,5%, mentre la Francia ha visto un incremento più contenuto del 23,9%.
Nel 2025, il cibo costituisce mediamente il 16,6% della spesa delle famiglie italiane. Trattandosi di beni di prima necessità, la domanda risulta poco elastica rispetto ai rincari. Ciò significa che l’aumento dei prezzi ha un impatto diretto sul potere d’acquisto, soprattutto per le famiglie con reddito più basso.
Secondo l’Istat, la forte crescita dei prezzi alimentari è principalmente dovuta a fattori esterni. In particolare, a partire dalla seconda metà del 2021, la ripresa economica post-pandemica ha fatto salire i prezzi internazionali delle materie prime. Gli eventi meteorologici avversi nei principali paesi esportatori e le frizioni nelle catene di approvvigionamento hanno ulteriormente ridotto l’offerta mondiale.
Dal febbraio 2022, l’invasione dell’Ucraina e le sanzioni contro la Russia hanno accentuato le pressioni inflattive, soprattutto sui beni energetici. Questo aumento dei costi ha avuto effetti diretti sul prezzo dei prodotti alimentari non lavorati, dove il peso dell’energia sugli input totali è più del doppio rispetto alla media degli altri settori. Tra ottobre 2021 e novembre 2022, in Italia i prezzi dell’energia sono saliti del 76%, molto più della media europea.
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