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26 Novembre 2025 - 21:15
Dietro la bio dell’account Vita da Suore – “Tre suore, un tavolino e tanta provvidenza” – si nasconde qualcosa di molto diverso dalla vita monastica. Con oltre 30.000 follower e decine di migliaia di like, ciò che sembra un semplice racconto quotidiano di religiose è in realtà una strategia di marketing legata al film Tutte insieme all’Abbazia. Le protagoniste non sono suore, ma attrici, e il progetto punta chiaramente a promuovere il film sfruttando l’appeal del mondo religioso sui social.
Negli ultimi anni i preti e le suore social si sono moltiplicati, al punto che Papa Leone XIV ha dedicato loro una giornata durante il Giubileo. L’uso dei social da parte di religiosi veri ha però sollevato critiche: don Roberto Fiscer è stato accusato di contenuti poco in linea con la dottrina, mentre don Ravagnani è finito sotto i riflettori per la promozione di integratori con poco a che fare con la spiritualità.
Ma non tutti i profili religiosi nascono da vocazioni genuine: alcune persone hanno scelto di travestirsi da religiosi pur di guadagnare visibilità e, in alcuni casi, soldi. Un esempio estremo arriva dal Cile: una donna, che si spaccia come suora delle “Carmelitane Samaritane del Cuore di Gesù” della “Chiesa episcopale del Cile”, usa il velo per truffare i follower. Dietro questa figura si nasconderebbe Andrés Alfaro Araya, condannato nel 2016 per truffa.
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In Italia, l’account Vitadasuore ha creato scalpore su TikTok. Il profilo mostra le giornate di “Suor Paola” e “Suor Felicetta”, con ricette virali come il “Panzerotto del Papa”. Ma l’attenzione verso trend e contenuti virali ha fatto emergere la verità: le protagoniste non sono religiose ma attrici, e l’obiettivo è promozionale. Anche piccoli dettagli, come l’abito diverso da quello delle vere suore dell’abbazia di Fossanova, hanno tradito la finzione.
La religione sui social funziona quanto cuccioli e bambini: video di neonati vestiti da santi o cani “che recitano il rosario” ottengono migliaia di interazioni. Questo mix tra devozione e intrattenimento ha creato una nuova arena dove l’appeal religioso è sfruttato non solo dai veri credenti, ma anche da chi punta al successo digitale. Per gli utenti, distinguere il vero dal falso è ormai una vera e propria prova di fede.
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