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Dopo le accuse di maltrattamenti alla moglie
09 Giugno 2023 - 12:58
Omar Favaro all'uscita dal Tribunale di Torino
Camicia grigia e barba brizzolata, Omar Favaro non è più il 17enne che ha ucciso a coltellate la mamma e il fratellino della sua fidanzata, Erika. Sono passati 22 anni dal massacro di Novi Ligure e lui ora ne ha quasi 40.
Eppure è di nuovo in un’aula di tribunale per difendersi dalle accuse di violenze sessuali e maltrattamenti a Barbara F., la donna che ha sposato dopo essere uscito di galera. E anche alla bimba nata da quel matrimonio.
Stamattina, al Tribunale del Riesame di Torino, si discuteva del divieto di avvicinamento di Omar a Barbara (con cui è in corso una causa di separazione, in cui si discute l’affidamento della bimba).
A richiedere il provvedimento è stata la Procura di Ivrea dopo aver aperto l’inchiesta contro il 39enne, che ora vive nel Torinese. Un modo per tutelare la donna da eventuali altri attacchi.
I giudici hanno respinto la richiesta ma la Procura ha fatto ricorso al Riesame, che per oltre un’ora ha ascoltato le posizioni della Procura e della difesa di Favaro, guidata da Lorenzo Repetti. E davanti al collegio ha parlato lo stesso Omar: «Sono accuse calunniose, non ho mai fatto nulla di quello che mi attribuisce la mia ex moglie».
I giudici si sono riservati la decisione, che dovrebbe arrivare nel giro di qualche giorno. Poi Omar è uscito dal tribunale scortato dai carabinieri. Non ha rilasciato dichiarazioni e ha evitato i giornalisti, nascondendosi anche il viso con una mascherina nera. E lasciando che fosse il suo avvocato a riportare la sua posizione: «Abbiamo evidenziato come non ci siano le esigenze cautelari per il divieto di avvicinamento perché non c’è il rischio che Omar commetta qualcosa ai danno della ex moglie» riporta Repetti, che ricorda come il suo cliente non veda sua figlia da gennaio.
L'avvocato Lorenzo Repetti dopo l'udienza al Tribunale del Riesame
Secondo il legale e secondo il 39enne, c'è un pregiudizio legato ai fatti di 22 anni fa: «Abbiamo discusso del suo passato e il pubblico ministero l'ha utilizzata come argomentazione per richiedere la misura cautelare. Io, avendo assistito Omar allora, ho evidenziato come quella vicenda non abbia niente a che fare con quello che gli viene contestato. E a lui dà fastidio che sia emersa una vicenda privata e che venga rivangato il passato, come se fosse una "patente di veridicità" delle nuove accuse. Che noi riteniamo strumentali per l'affidamento della bambina».
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