Cerca

LA POLEMICA

Un hashtag per boicottare McFit: «Le bocche delle donne non sono fatte per urinarci dentro»

Sale l’onda dell’indignazione da parte di uomini e donne della politica locale (e non solo)

E' polemica sugli orinatoi di McFit

E' polemica sugli orinatoi di McFit

Dopo l’indignazione, parte il boicottaggio. A colpi di hashtag sui social si scatena l’ira della donne (e di molti uomini) di fronte ai gabinetti a forma di bocca di donna installati in alcuni bagni delle palestre Mcfit. «Ci sono uomini che pensavo che per allenare i muscoli non sia necessario orinare in bocca ad una donna? Allora non si iscrivano alla Palestra Mc Fit» tuona la capogruppo dei dem in consiglio comunale a Torino, Nadia Conticelli e lancia l’hastag della protesta: #boicottMcFit. «Servono fatti e non solo parole per combattere violenza sulle donne e il patriarcato» prosegue e promette di portare avanti la protesta fino a quanto la palestra non rimuoverà «questi pisciatoi violenti».


Conticelli non è certo sola in questa battaglia. «Le bocche delle donne non sono fatte per urinarci dentro» commenta lapidaria la consigliera regionale del Monica Canalis. «E le opere che contrastano coi principi della nostra Costituzione non sono considerabili opere d’arte, a differenza di quanto affermato dai titolari della palestra - prosegue -. Sono piuttosto una specie di pornografia. La scelta di questa palestra privata deve essere assunta pubblicamente come esempio negativo da contrastare». Sulla stessa linea di pensiero anche la consigliera ragionale del Movimento Cinque Stelle Sarah Disabato. «Gli orinatoi a forma di bocca di donna nella palestra McFit di Torino sono raccapriccianti. Secondo la palestra siamo tutti e tutte colpevoli per il fatto di non aver compreso l’intento artistico di questa installazione, ma si tratta di una giustificazione indecente quanto il gusto di chi ha installato un wc che umilia le donne e che invoca il patriarcato. Ci va coraggio a celare il sessismo dietro ad una scelta di design» spiega. Dalla McFit «avrebbero fatto bene a non aprire bocca, se non per chiedere scusa» conclude.


I commenti di biasimo si susseguono senza sosta e senza distinzione di colore politico. «Riteniamo vergognoso che ancora oggi si possano trovare in luoghi pubblici, frequentati da tanti giovani, oggetti di questo tipo che non possono non evocare un immaginario inaccettabile, che non ha nulla di divertente o goliardico ma appare invece irrispettoso e sessista» tuona la vicepresidente di Torino Città per Le Donne, Carola Messina. «In un momento in cui si chiede a gran voce un cambiamento culturale, un investimento in educazione sessuale e al rispetto per porre fine a femminicidi e violenze, ogni cosa ogni gesto ogni parola ha un valore - aggiunge -. E sarebbe importante che l’indignazione fosse prima di tutto degli uomini di cui sarebbe importante sentire forte la voce per dire e dimostrare che non è più accettabile una società che discrimina le donne e che viola il loro corpo».

E le reazioni dal mondo maschile non si fanno certo attendere. «Che schifo. La testa di chi l’ha progettata, di chi l’ha comprata e di chi la difende è una vera latrina» commenta deputato torinese di Alleanza Verdi e Sinistra Marco Grimaldi. «Da rimuovere subito e non mi si venga a dire che è artistico» sottolinea il consigliere comunale Silvio Viale e poi - provocatoriamente - invita a installare bagni barbuti nelle toilette delle signore. «Così anche le donne potranno urinare in bocca ai maschi».

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.