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Sospetti
18 Ottobre 2023 - 05:00
In serata a Bruxelles
C’è un sottile ma inquietante fil rouge tra il tragico attentato di Bruxelles e la corsa sfrenata, coltellaccio in pugno, di quell’uomo che lunedì sera ha sconvolto la quiete di San Salvario, puntando alla Sinagoga e gridando anche lui Allah Ackbar e altre minacce di morte ai passanti. Fermato con coraggio da un agente l’uomo ora è in carcere. Ma sorprende la stravagante coincidenza oraria dei due assalti, oltre al fatto - già dimostrato - che entrambi hanno trascorso un pezzo della loro vita prima a Genova e poi a Torino.
Due vicende distinte che tuttavia ora sono al vaglio degli inquirenti per capire se si tratta di casualità oppure se esiste una sorta di reclutamento di disperati tra queste due città che una volta erano unite con Milano nel ormai dimenticato “triangolo industriale”. Sotto la Mole aveva chiesto asilo Abdesalem Lassouet, 45 anni, il tunisino che ha ammazzato due uomini in Belgio e ieri mattina è stato ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia nei pressi di un bar.
Su Facebook l’uomo ha rivendicato l’attacco con un video nel quale affermava di aver sparato “per vendicare i musulmani” ed è proprio lì, sul socialnetwork che sono spuntate alcune fotografie che lo ritraggono nel nostro paese, a partire da Genova dove è stato immortalato nel 2021, per arrivare a Bologna dove era stato identificato anni prima, esattamente nel 2016 quando Digos lo classificò come “radicalizzato”, ossia un elemento pericoloso che aveva espresso la volontà di aderire alla Jihad e di partire per combattere.
Monitorato anche dai nostri 007 aveva poi fatto perdere le proprie tracce. Le stesse che adesso gli investigatori cercano di ripercorrere a ritroso per ricostruire i suoi rapporti e individuare eventuali fiancheggiatori nel nostro paese, dove arrivò a bordo di un barchino approdato a Lampedusa. Era il 2011 e in quello stesso anno presentò una richiesta di asilo alla questura di Torino. Cosa abbia fatto dalle nostre parti non è noto. Quello che sappiamo è che all’ombra della Mole si sono incrociate tante storie di terrorismo estremo che si è manifestato con la propaganda su Internet, in due moschee da cui sono stati espulsi gli imam, ma anche con il sangue versato nel mercatino di Natale a Berlino il 19 dicembre 2016. Un tir piombò sulla folla, morirono in 12, altre 56 persone rimasero ferite.
L’assassino fuggì e venne ritrovato a Sesto San Giovanni, mentre usciva dalla stazione. E fu ucciso da due coraggiosi poliziotti che non esitarono ad affrontarlo. Si chiamava Anis Amri. Le telecamere lo ripresero anche mentre passeggiava a Porta Nuova. Il tir con cui fece la strage, si sarebbe scoperto dopo, era stato rubato nell’autoporto Sito ad Orbassano. Il sospetto è che non sia stato Amri a rubarlo, ma un complice che non è mai stato individuato. Un fantasma di quelli che però a volte ritornano e che adesso fanno paura perchè è come se si fosse rotta una sorta di tregua verso un paese come l’Italia che si è sempre dimostrato accogliente verso chi sbarcava sulle nostre coste, clandestino o profugo che fosse.
Inutile negarlo oggi, quell’uomo armato di pugnale che minacciava i passanti nei pressi della Sinagoga, fa temere che, al di là delle misure di sicurezza che hanno dimostrato efficienza chiudendo San Salvario in una tenaglia di volanti e di agenti, il rischio sia alto proprio a causa di fantasmi usciti dal nulla. Montasser Tanzimi per ora, e va detto, è solo indagato per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale e dunque gli eventuali legami con il boia di Bruxelles e con i soldati dell’Isis possono apparire come pura fantasia. Semmai è proprio il clima che stiamo vivendo in questi giorni drammatici che seguono l’assalto di Hammas a Israele, a farci sentire più esposti alla furia terrorista dei lupi solitari. Un capitolo della nostra vita che non vorremmo rivivere.
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