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il delitto di via san massimo
07 Dicembre 2023 - 08:27
Il palazzo di via San Massimo 33
Abusivi, risse, prostituzione. Un cocktail micidiale da cui il morto prima o poi sarebbe uscito per forza. Era già successo nel 2005, quando ad essere ammazzato in quegli alloggi fu Luigi Lucarelli, un ex calzolaio. Ed è successo adesso, con la morte di Massimo Lodeserto, massacrato a martellate e poi nascosto in cantina per tre mesi. Ma in verità, gli inquilini del palazzo di via San Massimo le istituzioni le avevano già avvertite. Un anno e più fa, nel luglio 2022, con una lunga lettera ad Atc, che gestisce gli appartamenti al civico 33 dov’è stato trovato cadavere Lodeserto. Una lunga missiva dove a un certo punto un passaggio colpisce più degli altri: “Dopo l'assegnazione degli alloggi, molti soggetti sono abbandonati a loro stessi e ai loro problemi. Ci si accorge della scomparsa di alcuni di loro dopo la loro morte; non perché patiamo la loro mancanza, ma in diversi casi iniziamo a sentire la tipica puzza di cadavere”. Parole che, a pensarci ora, suonavano già come un monito, o una premonizione. Perché il corpo senza vita del 57enne Massimo Lodeserto, in cantina ci è rimasto per tre mesi e quattro giorni prima di essere scoperto dai carabinieri.
La lettera tocca poi altri punti, come gli alloggi “assegnati a persone socialmente pericolose”. E Nino Capaldo, il fermato per l’omicidio di Lodeserto, pericoloso lo era, essendo un ex camorrista condannato a 15 anni nel 2019. Ma i problemi non si limitano alla sicurezza, perché gli inquilini lamentano anche fognature otturate, cassette delle lettere in stato pietoso e fughe di gas. «Non sappiamo nemmeno chi è l’amministratore», ripetevano in molti il giorno del blitz dei carabinieri. Atc replica ricordando che molti interventi erano già programmati, mentre per altri i soldi non ci sono, puntualizzando poi che la manutenzione straordinaria è in capo al Comune, e non è nemmeno tanto semplice visto che si tratta di un palazzo storico e con vincoli precisi. L’Agenzia è poi a conoscenza delle occupazioni abusive. Intanto, gli stessi inquilini arrabbiati una mano l’avevano pure tesa, e lo si capisce a fine lettera: “Vogliamo collaborare insieme per ridare dignità a un palazzo storico”. Nel frattempo, ieri mattina alle 10 si è tenuta l’udienza di convalida di Nino Capaldo, il fermato per l’omicidio, che resta in carcere.
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