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L'indagine dell'Api

Il 2024? Ecco perché per le imprese sarà nerissimo

L'automotive è in crisi, cala la produzione e aumenta solo la cassa integrazione

Il 2024? Ecco perché per le imprese sarà nerissimo

Buon 2024? Non per le imprese. Anzi, per loro le prospettive sono quelle di un anno durissimo, dove calano la produzione, il fatturato ed è prevista la crescita solo della cassa integrazione, con il 16% delle piccole e medie imprese che prevede di dovervi fare ricorso, mentre erano l'11% un anno fa. Una situazione difficile, in cui gioca una parte importante anche il settore automotive, con buona parte dell'indotto torinese che rimane appeso al filo delle intenzioni di Stellantis.

Nonostante il buon primo semestre, il 2023 si è concluso al di sotto delle previsioni già ampiamente negative e, come detto, le previsioni per i primi 6 mesi del 2024 sono quelle di un "quadro nerissimo". I tre indicatori classici sono tutti in calo: produzione -12%, ordini -8,7%, fatturato -10,3%. Lo dice l'indagine sullo stato delle imprese condotta dall’Ufficio Studi di API Torino. La sintesi delle previsioni è delineata da Fabio Schena, Responsabile dell’Ufficio Studi dell’Associazione delle PMI, che dice: “Per la prima parte del 2024 è attesa una fase di ulteriore contrazione degli indicatori economici di carattere congiunturale: per circa un terzo del campione i livelli di produzione, ordini e fatturato saranno in calo. Solo dai mercati extra UE è attesa una ripartenza della domanda e, dunque, un parziale recupero in termini di fatturato”.

Per i primi sei mesi del 2024 il saldo «ottimisti-pessimisti» è complessivamente pari a -0,8% (in flessione rispetto al precedente +1,7%), ma con marcate differenze tra settori di attività e filiere economiche di riferimento. Le imprese manifatturiere che operano nella filiera dell’industria (impianti e attrezzature) e in quella della mobilità, e che rappresentano una quota considerevole del campione indagato (54,5%), sono fortemente pessimiste. Il grado di fiducia del manifatturiero risulta ampiamente negativo: -17,6% nel caso della mobilità e -23,3% in quello dell’industria. Il livello di fiducia cresce solo nelle imprese dedite ai servizi (+42,3%). 

Nonostante questo, crescono leggermente le imprese decise a investire. Con riferimento ai prossimi mesi il 38,2% delle imprese ha in programma nuovi investimenti (precedente 32,5%). In particolare, i nuovi investimenti interesseranno l’acquisto di nuovi impianti o macchinari, il rafforzamento delle competenze del personale occupato, attività di ricerca e sviluppo e transizione digitale.

Ma come detto le maggiori preoccupazioni vanno all'occupazione. Per questi primi sei mesi del 2024, è previsto un nuovo aumento della quota di imprese che ritiene di dover ricorrere alla cassa integrazione (16%), in crescita di 4,8 punti percentuali rispetto al dato attuale (11,8%). Se nel secondo semestre 2023 i livelli occupazionali hanno tenuto segnando un saldo ancora positivo, pari al +4,1%, le previsioni per il prossimo anno sono negative, con un saldo atteso pari a -1,7%. Il 41% degli imprenditori prevede nuove assunzioni per il prossimo semestre (contro il precedente 45,7%).

“Si tratta – commenta Fabrizio Cellino, presidente di API Torino -, delle conseguenze di una condizione interna al Paese e di quanto sta accadendo nel mondo. Le incertezze dei mercati e delle politiche, l’andamento dei costi dell’energia e delle materie prime, e ora in particolare il costo del denaro generano una sostanziale impossibilità a effettuare previsioni anche nel medio termine e sono tutti elementi che rendono ancora più difficile lo sviluppo o la sostenibilità stessa delle PMI in un momento in cui liquidità e redditività sono già in sofferenza”. Cellino quindi aggiunge: “Di fronte ad una situazione come questa, l’unica strada percorribile è quella dell’innovazione e delle alleanze ma anche delle riforme. Le imprese non chiedono sussidi ma condizioni accettabili per investire e fare programmi di sviluppo e crescita, in definitiva per creare ricchezza e occupazione.

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