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Stellantis fa arrabbiare Italia e Francia: ecco chi comanda davvero

Dopo le accuse di Giorgia Meloni, il ministro francese: "Non tutela le nostre fabbriche"

Stellantis fa arrabbiare Italia e Francia: ecco chi comanda davvero

Cosa succede quando un colosso dell'industria automobilistica come Stellantis diventa il terreno di una partita a scacchi tra due nazioni? In questi ultimi tempi, la stampa ha riportato un vero e proprio scontro a distanza tra il governo italiano e la multinazionale, con accuse anche pesanti a John Elkann, erede degli Agnelli proprietari e fondatori della Fiat, e al Ceo Carlos Tavares. Ma, come in ogni buona storia, non è tutto come sembra.

Di chi è Stellantis?

Il cuore della questione è nell'appartenenza di Stellantis. Da una parte, in Italia, c'è chi sostiene che l'azienda sia "troppo francese". L'ultimo esempio è arrivato direttamente dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. E il ministro Adolfo Urso continua a premere perché il Gruppo aumenti la produzione in Italia. Dall'altra, in Francia, molti si lamentano di un'eccessiva "italianizzazione". Pare un rompicapo degno dei migliori enigmi di Sherlock Holmes, non trovate?



Nel bel mezzo di questa partita a ping-pong di accuse, come detto, si inserisce la richiesta del governo di aumentare la produzione a un milione di auto, del presidente uscente degli industriali di Torino, Giorgio Marsiaj - che di Stellantis è fornitore - di raddoppiare, addirittura, la produzione nello stabilimento di Mirafiori. La risposta di Stellantis? Un preciso elenco di numeri, diffuso nei giorni scorsi, con un dettaglio interessante: il 63% della produzione totale in Italia viene esportato all'estero. Come a dire: in Italia produciamo, e anche tanto.



Quando saltò il matrimonio con Renault

La fusione tra PSA e Fiat Chrysler, che ha dato vita a Stellantis, ha generato dubbi e sospetti sia in Italia che in Francia. Il matrimonio, come spesso succede, non è stato privo di ostacoli. Il governo francese, per esempio, aveva impedito l'acquisizione di Renault da parte di FCA. Con la nascita di Stellantis, però, è stato diverso.

Oggi lo Stato francese detiene il 6,2% di Stellantis tramite Banque publique d’investissement. Una quota che non dà a Parigi il controllo totale delle decisioni dell'azienda. Anche se, proprio in questi giorni, BPI ha esercitato un'opzione contenuta nello stabilimento del Gruppo per aumentare il proprio diritto di voto, che in questo modo è arrivato al 9,6%. Come è stato possibile?

Semplicemente lo statuto prevede che il socio che mantenga le sue azioni per un tot di anni possa, iscrivendole nel cosiddetto "loyalty register", aumentarne il peso. La Exor di John Elkann l'aveva già fatto, arrivando a quasi un quarto dei diritti di voto pur avendo solo il 16% delle azioni. E ugualmente ha fatto la famiglia Peugeot, arrivata all'11,6%. In questo modo, Elkann, Peugeot e la Francia blindano il controllo del Gruppo. E se, a suo tempo, lo Stato italiano magari tramite Cdp cassa depositi e prestiti avesse anche solo pensato di inserirsi nella fusione con un minimo investimento azionario - al governo c'era Giuseppe Conte, che non vide l'occasione -, adesso sarebbe certo troppo tardi e addirittura ininfluente.

Le city car elettriche vanno in Spagna

E così mentre il ministro italiano Adolfo Urso corteggia produttori cinesi e si appresta a incontrare giovedì 1 Stellantis - ma Tavares non ci sarà -, un'altra mossa notevole sul tavolo degli scacchi è stata la richiesta del ministro francese Le Maire di produrre le city car elettriche del marchio in Francia. Una richiesta rimasta inascoltata. Infatti, la fabbrica di riferimento per la produzione di queste autovetture è in Spagna, a Saragozza.



Un futuro ancora incerto

Quale sarà il prossimo passo in questa partita a scacchi? Difficile dirlo. Tuttavia, una cosa è certa: le dichiarazioni di Emmanuel Macron sullo stipendio del CEO di Stellantis, Carlos Tavares, denotano una certa tensione. Definire "scioccante ed eccessivo" un compenso di oltre 23 milioni di euro nel 2022 è un segnale forte. In conclusione, la diatriba tra Italia e Francia sembra essere tutt'altro che finita. Un unico interrogativo rimane: chi avrà la meglio in questa partita a scacchi?

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