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Eredità Agnelli

Le barche dell'Avvocato, che guaio per gli Elkann

Le leggendarie imbarcazioni diventano la prova dei fondi all'estero. Udienza in tribunale

Gli yacht dell'Avvocato, che guaio per gli Elkann

Banche estere, società fiduciarie, Anstaldt in Liechtenstein, si può immaginare di tutto nella ricerca dei presunti "fondi neri" della Famiglia Agnelli all'estero, tanto che da almeno una decina di anni i magistrati hanno tentato ogni strada: dalle rogatorie internazionali, ai testimoni segreti, le gole profonde e persino i fratelli bancari dei cugini delle parti in causa. Ma l'indizio più evidente, quello che potrebbe sconvolgere la storia di questa inchiesta, era sotto gli occhi di tutti, addirittura in bella vista sui giornali e le riviste glamour

Si sa che l'Avvocato Gianni Agnelli amava le barche a vela, il suo yacht Stealth era diventato leggendario, un siluro in composito di carbonio 26 metri con vele 3DL in Kevlar/carbonio. Per la prima volta Agnelli fa regatare una sua barca (ma lui non è a bordo) e nel 2001 vince la mitica regata inglese del Fastnet di 608 miglia.

L'Avvocato era anche considerato un buono skipper e sono celebri le sue immagini al timone, a torso nudo e pareo, con un non troppo a suo agio Silvio Berlusconi seduto dietro di lui. La sua prima imbarcazione a vela risale agli anni '50: si chiamava Tomahawk era un 12 metri di Coppa America costruito nel 1939 da Camper& Nicholson. Nel 1959 si fece disegnare dallo svedese Nkud Reimers "Agneta", un venticinque metri dalle vele rosse che tenne per 25 anni.

Nel 1971 tocca al "Capricia", varata a Stoccolma, che nel 1993 la regala alla Marina Militare che ne fa una nave scuola. Nel 1988 arriva l’Extrabeat costruita in alluminio dal cantiere tedesco Abeking& Rassmussen, lungo 36 metri, con un albero alto 49 metri.

E le barche dove erano ormeggiate? In Costa Azzurra, ovviamente, ma non certo a Montecarlo. La Procura di Milano, ai tempi della causa di Margherita Agnelli contro il suo ex legale Emanuele Gamna, nel 2013, annotava "L'esistenza di tre moli (numeri 25, 26 e 27) presso il porto francese di Beaulieu, notoriamente in uso all'Avvocato Agnelli sin dagli anni Settanta e intestati a una finanziaria e a due società offshore metteva, nuovamente, in luce la disponibilità della Famiglia Agnelli di schermi attraverso cui detenere beni celandone provenienza e titolarità". 

Un piccolo infortunio, quindi. D'altra parte degli ipotetici fondi neri si era a conoscenza da parecchi anni, sostengono in tanti. Così come molte delle società nei paradisi fiscali elencate in un esposto di Margherita Agnelli nella sua battaglia per l'eredità. Dieci anni fa l'inchiesta della Procura si era dovuta arenare di fronte alla mancanza di collaborazione di banche e autorità elvetiche. Adesso, cosa accadrà? 

Il prossimo appuntamento di questa battaglia, con l'inchiesta della Procura di Torino che vede indagati John Elkann, il commercialista Gianluca Ferrero e il notaio svizzero Urs von Grueningen in merito alle dichiarazioni dei redditi di Donna Marella Agnelli, con una supposta evasione Irpef di 3,5 milioni di euro, si consumerà mercoledì mattina al Tribunale del Riesame. 

Fulcro della questione i sequestri disposti dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dai pubblici ministeri Mario Bendoni e Giulia Marchetti titolari dell'inchiesta sulla presunta dichiarazione fraudolenta sulla denunce dei redditi di Marella Caracciolo, moglie di Gianni Agnelli, del 2018 e 2019. Gli avvocati di John Elkann e del commercialista di famiglia Gianluca Ferrero - che è anche presidente della Juventus - hanno presentato un ricorso per vizio di motivazione, contestando la pertinenza tra la contestazione della presunta residenza fittizia di Caracciolo in Svizzera e la mole di atti e dispositivi elettronici prelevati e copiati nelle perquisizioni fatte il 7 febbraio scorso dalla Guardia di Finanza, perquisizioni che hanno toccato anche la casa di Elkann, una villa a poca distanza dalla storica residenza dell'Avvocato, Villa Frescot.

Tra i documenti in mano ai magistrati c'è anche la consulenza grafologica che indica come "ragionevolmente apocrife" le firme di Marella su alcuni documenti considerati di rilievo, come le aggiunte testamentarie. La consulenza grafologica è stata effettuata a partire dalle fotocopie, ma ora ne è stata disposta una seconda su alcuni documenti originali, tre tra i 14 che la procura stava cercando. 

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