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Sanità

Servizio sanitario in crisi tra liste d'attesa infinite e macchinari obsoleti: «Ora maggiori finanziamenti»

L'appello del Cipes e dell'Ordine dei medici di Torino per chiedere al Governo più investimenti

Cipes e ordine medici Torino

Conferenza stampa per l'appello del Cipes e dell'Ordine dei medici di Torino

Le difficoltà ad accedere al servizio sanitario nazionale, pubblico e gratuito, sono sempre maggiori. Le lunghe liste di attesa costringono gli italiani – quelli che possono – a rivolgersi alla sanità privata, mentre «3milioni di persone rinunciano alle visite perché non possono permettersele».

Numeri sempre più preoccupanti che fotografano un arretramento di alcuni indicatori di salute, difficoltà di accesso ai percorsi di diagnosi e cura e un aumento delle disuguaglianze tra il sud ed il nord del paese. Criticità evidenziate nell’appello “Non possiamo fare a meno del servizio sanitario pubblico”, lanciato dal premio Nobel Giorgio Parisi con altri tredici scienziati, che chiede al Governo finanziamenti adeguati per la sanità, a cui nel 2025 sarà destinato il 6,2% del Pil, meno di vent’anni fa.

A firmare la richiesta anche Nerina Dirindin, presidente del Cipes – Centro d’iniziativa per la promozione della salute e l’educazione sanitaria, che questa mattina ha presentato un appello per la sanità pubblica insieme al presidente dell’Ordine dei Medici di Torino, Guido Giustetto. Alla loro chiamata, formulata anche alla luce delle difficoltà che si registrano nei servizi sanitari piemontesi, hanno aderito 36 enti.

L’appello arriva a due giorni dalla 76esima giornata mondiale della salute, edizione 2024 che porta avanti il tema “La mia salute, il mio diritto”. «Come ordine – ha detto il presidente – lavoriamo sul tema dei diritti da tempo». «Il problema delle liste d’attesa ha scatenato l’idea che sia sufficiente avere la prestazione – ha spiegato ancora Giustetto – come se bastasse quello per curare». Ma sono invece solo un pezzetto della cura. «Riportare al centro la cura – ha concluso il presidente – vuol dire riportare al centro la persona».

Servono più risorse anche per portare avanti la creazione di case di comunità, l’attivazione dell’assistenza domiciliare e l’acquisto di nuove apparecchiature per sostituire i macchinari obsoleti. Parco tecnologico che secondo gli standard internazionali non dovrebbe avere più del 10% di tecnologie con più di 10 anni.


«In Piemonte – ha sottolineato Dirindin – gli ultimi dati 2021, indicano un 41% di tecnologie obsolete». Dati non confortanti oppure scarsi, come quelli sugli adempimenti Lea - i livelli essenziali di assistenza - o senza alcuna evidenza come quelli sul progetto dell’assistenza domiciliare per cui «nell’anno 22-23 abbiamo ricevuto 127milioni di Pnrr e dovremmo avere assistito 64mila anziani in più – ha aggiunto la presidente – ma non ne abbiamo elementi per poter dire se i progetti sono partiti».

Lo scorso anno, la Corte dei conti ha segnalato “la mancata e corretta imputazione dei capitoli del fondo sanitario regionale”. «Segnale che dimostra la poca attenzione verso la sanità, che ha già risorse scarse». «Speriamo in passi in avanti nei dati 2023 – ha concluso Dirindin –.  La Regione deve dotarsi di competenze dirigenziali adeguate per evitare il perpetuarsi di queste situazioni».  

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