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Calcio & Business

Addio fuoriclasse. Il piano di Elkann è uno solo: ecco come rifarà la Juve

Dopo l'aumento di capitale, il principale azionista detta le linee per ritornare in alto

Scudetto o Champions? Il piano di Elkann è uno solo: ecco come rifarà la Juve

Scudetto, Champions League o Mondiale per Club? Questi sono problemi dell'allenatore Massimiliano Allegri - sempre che rimanga, poi vedremo perché - che intanto si prepara ad affrontare la Fiorentina, ma la Juventus ha già fissato i propri obiettivi per i prossimi tre anni, con un unico vero obiettivo: il fatturato.

Adesso che l'aumento di capitale da 200 milioni di euro è stato completato - e siamo a quasi un miliardo negli ultimi cinque anni -, e che questo sforzo degli azionisti in primis Exor ha consentito di ridurre l'indebitamento a "soli" 326,8 milioni di euro, il principale azionista John Elkann ha chiesto in maniera perentoria che si sistemino i conti e che la Juventus faccia quello che dovrebbe fare una società quotata in Borsa, ossia produca utili. O almeno, considerando la volatilità del calcio, non faccia perdere troppo.

Per questa ragione in casa bianconera è stato predisposto un piano ad hoc. L'obiettivo è tornare a macinare fatturato a cominciare dalla prossima stagione - per cui i risultati di questa saranno importanti -: il business plan messo a punto dai contabili mette infatti sulla stagione 2024/2025 il 75% degli obiettivi economici. Fondamentale, dunque, sarà il raggiungimento della qualificazione alla Champions League: su quella in corso, difatti, pesa in maniera importante la mancata partecipazione alle coppe europee per le conseguenze delle inchieste sportive e giudiziarie. Curiosamente però il business plan non ha ancora contemplato l'eventuale "gettone" da una cinquantina di milioni per la partecipazione al prossimo Mondiale per Club.

Un'altra zavorra è rappresentata dai contratti più onerosi: il diktat di Elkann e del presidente Ferrero - i due hanno anche altre gatte da pelare, economicamente e giudiziariamente, ma questa è un'altra storia - è di scordarsi le sontuose campagne acquisti del passato - dall'affaire Cristiano Ronaldo in giù -, che viceversa bisognerà puntare maggiormente sulla valorizzazione, anche in termini di calciomercato, dei giovani della Next Gen. E sforbiciare qualche grosso stipendio superstite. Tra i quali spicca anche quello di Massimiliano Allegri.

Tagliati costi operativi (205 milioni) e quelli per giocatori e staff tecnico (199 milioni), bisognerà pensare a incassare: bene le entrate dello Stadium, quelle non le mette in dubbio nessuno, ma bisogna stringere anche per lo sponsor di maglia essendo scaduto il contratto con Jeep. E in Exor gradirebbero un partner che garantisse quei 40 milioni l'anno senza che escano dalle casse di Stellantis, ossia sempre galassia Exor. 

Detto questo, gli analisti sembrano ottimisti: i quasi 3 milioni di scambi azionari nel periodo dell'aumento di capitale fanno pensare a un titolo in salute, nonostante un calo del 5% in un mese e una capitalizzazione passata da 2 miliardi o poco meno - effetto CR7 - a circa 800 milioni. Ad altri, infatti, va anche peggio: la Lazio ha perso il 40% e la Roma ha abbandonato la Borsa. E poiché il delisting non è nei piani di Exor, è meglio che il titolo frutti. Per quanto gli analisti stimino l'enterprise value, basato sui ricavi, la metà appena di quello del Manchester United, club fortemente indebitato nonostante il passaggio di una parte della proprietà e in crisi di risultati.

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