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La polemica sul 25 aprile
21 Aprile 2024 - 15:20
Metti una sera a cena in un piccolo alloggio operaio di Mirafiori, camera tinello e cucinino, nel tinello il mobile con letto a scomparsa per il figlio, sopra c’è un piccolo televisore acceso. Il capofamiglia è un lavoratore Fiat (da queste parti la chiamano ancora così) in cassa integrazione. E’ attento e angosciato per le notizie di guerra dal mondo, ma lo è ancor di più per la fabbrica in cui lavora che, reparto dopo reparto, viene chiusa dai padroni francesi a cui i nipoti dell’Avvocato l’hanno venduta. E’ in attesa di qualche notizia sul futuro di Mirafiori, del suo lavoro, della possibilità di mantenere la sua famiglia, perché la speranza di un futuro dignitoso di lavoro, in questo quartiere, è l’ultima a morire. Di buone notizie sul lavoro, che manca, non ce ne sono.
Le altre per lui sono notizie di scarso interesse: sono iniziati i riti della settimana santa antifascista in vista del 25 aprile e gli officianti, con le loro litanie e le solite affermazioni smargiasse di partigiani che hanno vinto la guerra mondiale e sono tutti buoni e bravi e i fascisti tutti brutti e cattivi, inondano di questa fuffa il video. Sono le consuete non notizie che vengono date in questo periodo e che non incantano più gli Italiani, soprattutto quelli che hanno la preoccupazione di mettere insieme il pranzo con la cena. Ma una notizia ha quasi mandato di traverso il boccone al nostro cassaintegrato. La polemica contro la Rai che avrebbe censurato lo scrittore Antonio Scurati, quello che ha guadagnato milioni con il meschino libro (dal punto di vista storiografico s’intende!) M, cancellando la letturina di un minuto e mezzo di un suo brevissimo scritto contro il fascismo.
La Rai per bocca di un suo funzionario ha ribadito che non c’è stata alcuna censura ma era una questione di soldi. A Scurati 1.500 euro non bastavano. Ne voleva 1800 (milleottocento) di euro e quindi andando fuori budget la letturina è stata annullata. 1800 euro sono quasi due mesi di cassa integrazione di un operaio come lui. Questa è la notizia! Sui piatti della bilancia, diciamo di un banco del mercato, perché quella della giustizia non funziona più, il mancato lavoro cassaintegrato di due mesi vale come un minuto e mezzo di sano o tronfio (secondo i punti di vista) antifascismo. Probabilmente questo episodio basterebbe da solo a spiegare, senza l’ausilio della sociologia politica, il perché le classi lavoratrici abbiano abbandonato la sinistra e si siano radicate nella destra politica.
Ovviamente si è scatenata la bagarre mediatica con addirittura l’accusa alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni di censurare le voci antifasciste in Rai e di attentare alla libertà di stampa. I giornaloni che si sono assunti il ruolo di opposizione si sono buttati sulla notiziona e hanno iniziato a suonare, per accompagnare la solfa elettorale, la grancassa sullo spartito del governo che imbavaglia la libera informazione ecc.ecc. Chi più si è distinto nel coro è stato il direttore del giornale torinese di Jaki Elkan, quello che ha venduto l’industria italiana dell’auto ai francesi. Apre il suo giornale con ben cinque articoli in prima pagina sull’argomento compreso il suo. Nel quale tra dotti argomenti ed analisi, con la nonchalance di chi è aduso parlare con interlocutori dalla erre moscia e necessariamente della stessa congrega sociale (leggi Sistema Torino) come il presidente uscente della Compagnia di San Paolo, affermava che “solo un burocrate col fez può credere di far sparire i pensieri degli altri nel pianeta della connessione assoluta”.
Difatti la premier Meloni ha immediatamente pubblicato nelle sue pagine social il testo di Scurati visto, ha affermato, che è stata sempre in passato la principale vittima delle censure della stampa mainstream. Ma se l’evocazione del funzionario col fez fa sorridere, quella di giornalisti camerieri in livrea di casa Agnelli-Elkann che accompagnano, con i dovuti riguardi, la famiglia nella vendita di Fiat-FCA alla francese Peugeot fa solo ribrezzo. Ma compassione per i poveri operai di Mirafiori sacrificati per la maggior gloria e i maggiori profitti della Famiglia.
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