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La crisi dell'automotive

L'ex Maserati ai cinesi. C'è l'accordo per Chery in Italia

L'incontro con il ministro Adolfo Urso a caccia del "secondo produttore" e lo stabilimento messo in vendita da Stellantis

I cinesi di Chery si prendono l'ex Fabbrica Agnelli? Intanto, ecco l'accordo su Torino (e non solo)

L'inaugurazione della linea Maserati a Grugliasco

I concorrenti di Stellantis arrivano in Italia, non tanto per produrre quanto per vendere, la cosa che a loro interessa di più. Uno dei colossi dell'automotive cinese, infatti, ha già pronto un accordo per sbarcare praticamente in casa del Gruppo di John Elkann, ossia a Torino (ma non solo). Il tutto mentre continuano le trattative, anzi le "interlocuzioni", con il Governo per la realizzazione della Fabbrica Italia, così chiamata perché dovrebbe contribuire al famoso milione di veicoli prodotti in Italia: un po' sinistra la coincidenza con il nome di un piano industriale dell'ex Fiat annunciato dall'allora ad Sergio Marchionne e mai partito... Ma vediamo di capire come si evolve la situazione.

In primo piano c'è Chery, il gigante cinese che in una ventina d'anni è passata da una produzione di 2mila vetture a 730mila e si sta espandendo in Europa. Qui in Italia viene venduto il suo marchio Exceed, ma ha anche accordi per l'assemblaggio con DR Automobiles. Ora, però, vuole produrre in proprio: comincerà in Spagna, nei pressi di Barcellona. Ma l'Italia è in lizza per il secondo stabilimento. I modelli da realizzare saranno di tre marchi diversi, così come la loro tipologia: full electric, ibridi ma anche a benzina.

Il presidente di Chery Yin Tongyue si è incontrato nei giorni scorsi con il ministro Adolfo Urso. Sul tavolo l'offerta di impiantare uno stabilimento in Italia, ma anche la richiesta di sostegni e politiche adeguati. E' molto accreditata la tesi che a Chery sia stato offerto di rilevare stabilimenti dismessi o in via di dismissione, soprattutto quelli che hanno attorno un ecosistema adatto, sia in termini di indotto sia di collegamenti. Un identikit perfetto sia dello stabilimento ex Maserati a Grugliasco, quello intitolato a Giovanni Agnelli, che Stellantis ha posto in vendita, sia degli impianti ex Fiat di Termini Imerese. 

Ma in parallelo, e a proposito di ecosistema adatto, Tongyue ha incontrato e avviato trattative con Diversa, la nuova società di dealer creata da due calibri da 90 della distribuzione e vendita: Intergea e AutoTorino. Soprattutto il secondo, presieduto da Plinio Vanini, per quanto abbia la sede amministrativa in Valtellina, è forse al momento il maggior concessionario sulla piazza di Torino, non a caso legato in passato a Fiat e poi diventato multimarca, dalla Mercedes - ha rilevato la storica AutoCentauro - alla Bmw, fino ai marchi coreani.

L'obiettivo di Diversa è creare un hub per l'importazione e la commercializzazione dei veicoli cinesi: se fossero prodotti in Italia, però, eviterebbero il problema dei dazi sulle importazioni che l'Europa si prepara a varare. Da calcolare, però, l'impatto occupazionale: quanto lavoro creerebbe Chery, al di là dei numeri produttivi? A Barcellona, primo stabilimento che nascerà come detto, l'occupazione è per il momento di 1.250 lavoratori. 

Quasi la stessa cifra - triste coincidenza - di quelli cui, domani, Stellantis offrirà il contratto di solidarietà fino al 6 agosto, l’ultimo giorno di lavoro, in teoria, di Mirafiori.

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