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La crisi dell'automotive

Dalla Fiat a Stellantis, ecco tutti i soldi che lo Stato ha dato agli Agnelli-Elkann

Quasi un miliardo di euro per la cassa integrazione a Mirafiori e gli investimenti pagati con i soldi pubblici

Tutti i soldi di Stato a Fiat e Stellantis: così il giornale di Cairo fa i conti in tasca a Elkann

Quanto ci costa Stellantis? Una domanda classica, declinata da molti anni da quando si parlava solo di Fiat, fino a Fca: incentivi al commercio, fondi per gli stabilimenti, cassa integrazione. Calcoli sempre molto complicati, che andavano a scavare nella convinzione che - mantra di Fiat - "ciò che è bene per la Fiat è bene per l'Italia". Ergo, aiuti pubblici e profitti privati. Adesso che però la vecchia fabbrica degli Agnelli è un impero globale - e neppure più totalmente italiano - ma le difficoltà del lavoro proseguono, i calcoli diventano ancora più complessi. Oggi Milena Gabanelli, nella sua Data Room. Anche se con qualche imprecisione.

Uno dei punti cruciali dei calcoli, riguarda il Registro nazionale aiuti di Stato, attivo dal 2016 e la cui consultazione è riservata a enti e soggetti autorizzati. Secondo quanto viene riportato sul Corriere della Sera, "da ottobre 2016 a gennaio 2024 sono stati versati, prima a FCA e poi a Stellantis, aiuti per 100 milioni di euro. Inclusi i circa 7 milioni di incentivi per rinnovo macchinari con industria 4.0".

Fronte cassa integrazione. Mirafiori è entrato nel diciottesimo anno consecutivo di ricorso agli ammortizzatori sociali. Anche in questo momento, dove la produzione è ripresa in parte, vige il contratto di solidarietà per 1.200 addetti. Secondo i dati Inps, dal 2014 al 2020, l'allora FCA (il Gruppo nato dalla fusione di Fiat con Chrysler voluta da Sergio Marchionne) ha ricevuto contributi per 446 milioni di eurodi cui 263 a carico dell’azienda. FCA è diventata Stellantis, fondendosi con i francesi di PSA Peugeot, nel 2021: da allora e fino ad aprile di quest'anno il conto della cassa integrazione è di 984 milioni di euro, di cui solo 280 a carico dell’azienda.

Nel frattempo, sono scesi i numeri dei dipendenti: se erano 52.700 circa nel 2021, oggi sono 42.700. Una emorragia di 10mila posti di lavoro, in gran parte anche dovuti a programmi di uscite volontarie incentivate con cifre oltre i 100mila euro. 

L'analisi riporta ancora che "partendo dai contratti di programma siglati spesso con il Cipe, tra il 1990 e il 2019 (includendo anche Magneti Marelli, Iveco e Pwt) il complesso dei contributi ammonterebbe a circa 4 miliardi di euro, a fronte di poco più di 10 miliardi di investimenti dichiarati. Si tratta di una ricostruzione inevitabilmente parziale, dalla quale però si può stimare che almeno il 40% degli investimenti Fiat siano stati finanziati negli anni dallo Stato italiano".

E poi c'è il punto nodale che si pone proprio a cavallo del passaggio da FCA a Stellantis. In piena pandemia, FCA ottiene una garanzia statale della Sace - per i programmi di sostegno pandemico alle imprese - per oltre 6,8 miliardi di euro. E qui, però, il Corriere di Urbano Cairo, nel fare i conti in tasca a Elkann (mesi fa, il presidente di Stellantis si era recato addirittura negli uffici del Corriere a Milano, a quanto pare per lamentarsi dell'eccessiva durezza del giornale nei confronti di Stellantis) omette un particolare importante: la linea di credito derivava da istituti di credito privati (una dozzina, capitanati da Intesa Sanpaolo), mentre la garanzia Sace imponeva un programma di investimenti in Italia, di cui almeno 5 solo sugli stabilimenti produttivi.

Alla nascita di Stellantis, con John Elkann presidente e Carlos Tavares amministratore delegato, il Gruppo ha la forza e le risorse per negoziare una nuova linea di credito con altre banche e restituire anticipatamente il prestito a FCA, liberandosi dai vincoli di impegni assunti in precedenza.

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