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Food & Finanza
08 Agosto 2024 - 06:10
Ha chiuso il 2023 - i risultati sono stati comunicati poche settimane fa - con 205 milioni di fatturato e un margine operativo lordo poco sotto i 50 milioni. Un risultato ancor più notevole se si pensa che, solo quattro anni fa, il fatturato si attestava attorno ai 99 milioni di euro. La Venchi, la storica azienda piemontese di cioccolato, pur nella sua dimensione così "famigliare", sta diventando un piccolo gioiello che attira grandi investitori. L'ultimo caso lo dimostra.
Il Gruppo DeAgostini, forte di 4,35 miliardi di ricavi e un risultato netto di 129,2 milioni, ha rilevato il 10,28% della società di Castelletto Stura, divenendo così il primo investitore istituzionale. Alla guida di Venchi, fondata nel 1878 a Torino e per lungo tempo un tutt'uno leggendario con Talmone, c'è Daniele Ferrero, presidente e ceo, con il 30%: con lui Nicolò Cangioli (22%) e Giovanni Battista Mantelli (12%), che è il mastro cioccolatiere.
Ma l'azionariato di Venchi sorprende, per calibro e prestigio dei nomi, in considerazione di quelle che potrebbero sembrare dimensioni esigue dell'azienda. C'è per esempio Andrea Guerra, il ceo del colosso della moda Prada; c'è Luca Baffigo Filangieri, capo sviluppo di Eataly; c'è l'Olayan Group dell'omonima famiglia saudita - ma con base a Vaduz in Liechtenstein - la cui mission è sostenere e finanziarie altre forme aziendali family-based. E poi, sempre in tema di famiglia, da Hong Kong c'è il fondo Nuo Capital della famiglia Pao, già attiva in diverse partecipazioni in società italiane e nella Nuo Spa, controllata dalla stessa Nuo Capital e per il 50% da Exor.
Intrecci interessanti per la multinazionale piemontese che ha ormai punti vendita dall'Inghilterra ai Mall di Dubai, con l'obiettivo di passare dai 180 negozi attuali a 230 entro il 2025, con l'asticella del fatturato posizionata a 300 milioni di euro.
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