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La crisi dell'automotive
10 Ottobre 2024 - 19:40
I soldi della Regione per i lavoratori in cassa integrazione, «ma non è un reddito di cittadinanza» avverte il presidente Alberto Cirio: «La Regione deve far sentire concretamente il suo sostegno e lo facciamo con i fondi europei ben utilizzati e ben rimodulati. Se uno ha uno stipendio di 1.200 euro e va in casa integrazione a 800 euro, se è una cosa che dura tre mesi, si può sopportare, sei diventa faticoso, oltre rischi di mettere in crisi una famiglia».
La misura è quella illustrata al Tavolo per l’automotive che si è tenuto in Regione, una misura già annunciata nei giorni scorsi dall’assessore Elena Chiorino: un fondo di 10 milioni di euro che integrerà lo stipendio - decurtato dalla cassa integrazione - dei lavoratori dell’automotive, un fondo condizionato a corsi di formazione e riconversione professionale, per un eventuale ricollocamento.
Lo scopo è scavallare l’anno terribile che attende il settore, ossia il 2025, in attesa che a Mirafiori arrivi il nuovo modello promesso da Stellantis, ossia la Fiat 500 Ibrida. «Noi non lasciamo indietro nessuno» commenta l’assessore Andrea Tronzano, spiegando che l’idea è di estendere questo modello anche ad altre situazioni di crisi.
La misura, per il momento, piace ai sindacati, presenti all’incontro. Persino da un vecchio nome della (vecchia) Fiom arriva un plauso al centrodestra: «Abbiamo chiesto alla Regione Piemonte di impegnarsi in un ruolo guida per salvaguardare il settore dell'automotive, a partire dalla componentistica, senza la quale sarà difficile attirare nuovi produttori, da qualunque nazionalità provengano. Bisogna utilizzare la formazione e gli ammortizzatori sociali per salvaguardare i posti di lavoro. Da questo punto di vista, la disponibilità della Regione a individuare strumenti di sostegno al reddito è una notizia utile ma dipenderà dalle quantità economiche messe a disposizione».
Per la Uilm, questo fondo è sicuramente utile, ma Luigi Paone rimarca che l’obiettivo «è avere un piano industriale di lungo periodo, che sia in grado di portare nuovi modelli a Torino, accessibili per i redditi dei lavoratori italiani, e in grado di garantire il futuro occupazionale. Non siamo contrari all'insediamento di costruttori esteri, ma ribadiamo che questi possono essere complementari ma non alternativi a Stellantis. Al tavolo abbiamo sottolineato che serve sinergia comune per rilanciare l'indotto, il cui peso occupazionale nel torinese è strategico. Reputiamo infine sbagliato che il ministro Urso voglia incontrare i sindacati a Torino il 18 ottobre, mentre a Roma è in corso lo sciopero nazionale».
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