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Banche & Politica
24 Ottobre 2024 - 07:20
Da Crt a Banca d'Asti. Dopo il caso della Fondazione, ancora al centro di una inchiesta della Procura di Torino, gli ispettori di Bankitalia entrano alla Cassa di Risparmio di Asti, di cui Fondazione Crt è anche azionista. E l'istituto di credito astigiano deve correggere i suoi bilanci, troppo positivi (e non di poco).
A riferire dell'ispezione, definendola "di routine", è il quotidiano economico MilanoFinanza. Durante l'ispezione "sarebbero emerse perdite su crediti maggiori rispetto a quelle stimate dalla Cassa, che ne ha dovuto tenere conto abbattendo l’utile" nei calcoli della semestrale, scrive il quotidiano economico. In questo modo, l'utile netto individuale è sceso da 29,7 a 8,5 milioni, e quello consolidato da 25,4 a 4,2 milioni.
Correzioni non da poco, agli occhi dei profani - ma più che altro degli investitori - che, viene detto, "non preoccupano" né dovrebbero preludere a interventi particolari nei confronti dell'istituto di credito, presieduto da Giorgio Galvagno, - già sindaco di Asti e deputato di Forza Italia dal 2001 al 2006 - che avrebbe subito perdite sui crediti maggiori di quelle stimate, dovendo quindi procedere adesso all'esatta contabilizzazione. Come se avesse "rateizzato" troppo le sofferenze sull'anno, mentre adesso deve inserirle in blocco nei conti, spiegano dalla banca. In ogni caso, una ventina di milioni di troppo, sia nell'utile individuale sia in quello consolidato, per un istituto che ne conta 85 nel bilancio finale annuale.
Banca d'Asti - o Cassa di Risparmio d'Asti - è per il 31,8% della Fondazione Cr Asti, per il 9,9% di Banco Bpm, per il 12,9% di CR Biella, il 4,2% di CR Vercelli e, dalla scorsa primavera, di Fondazione Crt per il 6%. Un ingresso voluto proprio da Fabrizio Palenzona, all'epoca presidente in via XX Settembre, e non particolarmente gradito ai consiglieri, che non a caso anche da qui sono partiti con la "rivolta" che ha portato alle dimissioni di Palenzona, alle denunce in Procura, allo scandalo delle "auto nomine" e a una inchiesta giudiziaria con quattordici indagati (tra cui l'ex presidente).
A far partire il tutto, un cosiddetto patto occulto fra i consiglieri per autogovernarsi. A uno di questi, Corrado Bonadeo, una volta scopertolo, Fabrizio Palenzona aveva imposto le dimissioni - che poi Bonadeo ha in effetti dato - in cambio di un posto proprio ad Asti: "Tu vai in Cdp e Asti, pulito pulito" si legge in una intercettazione della Guardia di Finanza dello scorso settembre. Posto che, comunque, Bonadeo non ha ottenuto. Forse anche perché, prime delle nomine dei consigli di indirizzo e di amministrazione, lo scandalo torinese era già scoppiato.
Palenzona a oggi è presidente di Prelios, specializzato nella gestione di crediti deteriorati - fondamentali per dare equilibrio al mercato -, da pochi mesi acquisita dalla Ion del misterioso miliardario bolognese Andrea Pignataro. E curiosità vuole che, proprio Banca d'Asti, abbia in questi mesi ceduto crediti deteriorati per 33,4 milioni di euro.
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