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LA NOTIZIA
11 Novembre 2024 - 06:35
GIULIA CECCHETTIN
È passato un anno da quando Giulia Cecchettin è stata strappata alla vita. Era giovane, piena di sogni, con tutta una vita davanti. Ma la sua storia si è interrotta bruscamente, spezzata da un gesto violento che non ha lasciato indifferente nessuno. Da quel giorno, l’Italia si è fermata, si è indignata, e poi ha scelto di agire. Perché Giulia è diventata il simbolo di tutte quelle donne che chiedono solo di vivere, senza paura. Il suo omicidio ha scatenato una reazione a catena. In tante città, migliaia di persone si sono riversate nelle strade con striscioni e slogan che non erano solo parole, ma urla di dolore e richieste di cambiamento. A Torino, il 21 novembre 2023, oltre cinquecento persone hanno marciato insieme, unite da un sentimento di rabbia e solidarietà. Da piazza Castello fino al campus universitario, la gente ha camminato fianco a fianco, ognuno con il proprio cartello, il proprio grido: "Giustizia per Giulia".
A Bologna, poco dopo, in una fredda serata di novembre, diecimila persone si sono radunate in Piazza VIII Agosto per ricordare Giulia e tutte le donne vittime di femminicidio. Hanno fatto un minuto di rumore – non di silenzio – per Giulia. Una marea di voci e tamburi ha riempito l’aria, perché non c’è spazio per il silenzio di fronte a una tragedia come questa. E poi c’è la famiglia di Giulia, che ha scelto di trasformare la sofferenza in un atto di amore e resistenza. Gino Cecchettin, suo padre, ha parlato con dignità e fermezza, cercando di far capire a tutti noi quanto sia importante educare, proteggere, prevenire. “Voglio che Giulia sia l’ultima – ha detto – perché nessun altro padre debba provare questo dolore.”
Per questo, a un anno dalla morte di Giulia, la famiglia Cecchettin ha dato vita alla "Fondazione Giulia Cecchettin", un'organizzazione che non si ferma alla memoria, ma guarda al futuro. È stato istituito un Osservatorio contro la violenza, per monitorare e analizzare il fenomeno dei femminicidi, con l’obiettivo di agire concretamente. Non solo parole, ma azioni. Non solo dolore, ma speranza. La Fondazione sarà presentata a Montecitorio il 18 novembre.
La memoria di Giulia è entrata nelle aule scolastiche, nelle università e nei teatri. Eventi, spettacoli, mostre, dibattiti: in tutta Italia, si è scelto di ricordarla non solo come vittima, ma come simbolo di un cambiamento che deve partire dalla cultura. Dall’arte alla cultura, ogni forma espressiva si è trasformata in un mezzo per ricordare che la violenza non è mai una risposta. E ovunque si sia parlato di Giulia, il messaggio è stato lo stesso: proteggere e valorizzare le donne è un dovere di tutti.
Mentre la famiglia e il Paese piangono Giulia, la giustizia continua il suo corso. Il processo a Filippo Turetta, l’ex fidanzato accusato dell'omicidio con aggravante di femminicidio, ha avuto inizio nell'ottobre 2024. In aula, le testimonianze e le ricostruzioni hanno portato alla luce una storia di possesso e violenza, di cui Giulia è stata vittima. Ogni fase del processo è stata seguita dalla famiglia con compostezza e dolore, ma anche con una speranza: quella di vedere un segnale forte, una condanna che renda giustizia a Giulia e sia un monito per tutti. A un anno dalla sua morte, Giulia Cecchettin è diventata più di un nome. La sua storia ci ha insegnato quanto sia importante combattere insieme, per un Paese dove le donne possano essere libere e al sicuro.
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