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L'EVENTO AL LORUSSO E CUTUGNO
12 Novembre 2024 - 12:49
Un’ovazione, richieste di bis e persino un fuori programma in freestyle: è con questa accoglienza calorosa che i detenuti del carcere delle Vallette di Torino hanno salutato ieri, 11 novembre, la prima tappa del “Prisons Tour”. Organizzato dall’associazione Brothers Keeper Ministry di Salvatore Barone e sua moglie Daniela Catena, il tour è pensato per portare musica, ma soprattutto sollievo, tra le mura dei penitenziari di Piemonte e Liguria.
Nel teatro della Casa circondariale, il rapper torinese Gionathan e l’olandese BlackRockStar, noto per il suo vissuto intenso e il messaggio di speranza, hanno incontrato un pubblico speciale: la mattina hanno suonato per un centinaio di uomini, mentre nel pomeriggio è stata la volta di una cinquantina di detenute. «Non ci lasciavano più andare via, tanto era l’entusiasmo. Gli uomini, in particolare, si sono esibiti con noi, improvvisando rime e passi di breakdance», racconta Gionathan. «Le detenute erano emozionate, chiedevano bis su bis – aggiunge Salvatore Barone – Gli agenti ci hanno permesso di aggiungere qualche brano fuori programma, e i detenuti sembravano dimenticare il posto in cui si trovavano, proprio come volevamo».
Il tour, reso possibile dal sostegno del Consiglio regionale del Piemonte, è una boccata d’aria fresca per i penitenziari italiani, che solo di recente sono tornati a ospitare eventi esterni, dopo le tensioni e le proteste di quest’estate. Nei prossimi giorni, Gionathan e Barone toccheranno altre tre carceri: oggi, 12 novembre, saranno a Genova, seguiti da Asti il 13 e Biella il 14.
L’incontro con BlackRockStar, il cui vero nome è Rivelino Rigters, ha portato in scena un’autentica storia di rinascita. Cresciuto tra gang e illegalità, Rigters ha vissuto la perdita del padre e ha trascorso anni in carcere, fino all’incontro con missionari cristiani che lo hanno ispirato a cambiare vita. La sua esperienza di sofferenza e riscatto oggi si riflette nei testi delle sue canzoni e nel messaggio che ha condiviso con i detenuti: “Nessuno è destinato a restare prigioniero della propria storia”.
Dopo i successi di questa prima giornata, Brothers Keeper Ministry guarda già avanti. «Gli educatori ci hanno chiesto di tornare – racconta Gionathan – Probabilmente in primavera, insieme ai concerti, proporremo anche dei workshop di scrittura creativa, per offrire una forma d’espressione continua e accessibile». Una speranza che i detenuti pare abbiano accolto con entusiasmo, lasciando intravedere la possibilità di costruire, anche attraverso la musica, piccoli spazi di libertà.
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