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Politica & Disordini
17 Novembre 2024 - 07:20
Dal gesto con le dita della P38 a sparare. "Si comincia così". E non è possibile pensare a una esagerazione, o una iperbole, nel momento in cui a dirlo è il ministro della Giustizia: che "invita" la magistratura a essere dura, sui fatti di Torino. "Perché il governo lo sarà".
Carlo Nordio, ministro della Giustizia, ha parlato dei fatti di venerdì di Torino a Stresa, a margine del forum di Fondazione Iniziativa Europa. Il Guardasigilli ha detto: "Ho visto come è nato il terrorismo, proprio anche a Torino: hanno iniziato così, prima si incita alla rivolta, poi si aggrediscono i poliziotti, poi si fa il gesto della P38 per strada e poi però si spara. Quindi l'intervento deve essere rapido, efficace. Da parte del governo lo è e lo sarà, però adesso sta alla magistratura dimostrare di essere molto, molto severa nei confronti di questi banditi che hanno ferito le forze dell'ordine. Non ci sono attenuanti per chi aggredisce le forze dell'ordine".
Diciotto agenti sono finiti al pronto soccorso, venerdì, a causa delle esalazioni al cloro di un rudimentale ordigno gettato contro le forze dell'ordine nel momento di massima tensione, davanti alla Prefettura. Danni a un mezzo blindato, cui sono stati portati via addirittura i fanali. E poi l'assalto alla Mole Antonelliana, con aggressione a uno steward che da solo ha provato a fermare i facinorosi - che secondo alcuni giornali erano solo una decina, ma basta guardare il video e contarli per capire che non è il caso di sminuire quanto accaduto -, con le forze dell'ordine colte di sorpresa. Quando ben si sa che certi luoghi, come i fast food devastati poco dopo - i manifestanti hanno anche rubato dei panini -, sono i bersagli prediletti: succede ogni volta. Non fateci pensare che certi "bersagli" glieli si lasci per farli sfogare, confidando che non si arrivi alla catastrofe (e qui, per fortuna, le forze di polizia sono abili a evitare incidenti, anche a loro rischio).
Un rischio che è ben chiaro nelle parole di Felice Romano, segretario generale del sindacato di polizia Siulp. «Oggi le piazze sono inquinate dai professionisti del disordine che intervengono solo per dare sfogo alla loro bieca violenza - dice -. Quello che stiamo vivendo oggi sono solo scene di assurda violenza con una precisa caccia alla divisa». E poi fa i conti, per così dire, di quanto accaduto da Bologna la scorsa domenica al Cpr in Calabria, fino a Torino: «Oltre 30 appartenenti alle forze di polizia, negli ultimi sette giorni sono dovuti ricorrere alle cure in ospedale per le ferite riportate nel corso dei servizi svolti durante le manifestazioni di piazza o nei Cpr. Il filo rosso che lega tutte queste situazioni è la caccia all’uniforme e a tutto ciò che rappresenta lo Stato, perché l’obiettivo, oramai chiaro, è sovvertire l’ordine istituzionale democraticamente eletto e ne è riprova l’ordigno utilizzato a Torino, una vera e propria bomba che, anche se artigianale, è stata lanciata col chiaro intento di fare del male». E per questo il sindacato intende chiedere un incontro urgente al ministro Piantedosi.
Ciò che non si è sentito, in tutta la giornata di sabato, è la magistratura. Non ci sono ancora notizie di provvedimenti nei confronti dei partecipanti ai disordini che le forze dell’ordine hanno identificato. Compresi alcuni militanti - come sempre - del centro sociale Askatasuna. Che conferma sempre più la sua funzione di “regia” dei disordini, alle volte in prima persona alle volte mandando avanti studenti anche minorenni. Ma Askatasuna, lo sappiamo, è «bene comune», perché è con questa definizione che è stato possibile avviare la ristrutturazione dell’edificio occupato - e mai sgomberato realmente, lo dimostrano gli appuntamenti che gli autonomi organizzano nelle aree esterne rimaste.
Il sindaco Stefano Lo Russo ha condannato (ovviamente) le violenze di venerdì, e per fortuna non abbiamo dovuto assistere a una replica nel pomeriggio del sabato. Ma l’amministrazione che lui rappresenta, in fondo, qualche nuova domanda vuole porsela in merito a questo centro sociale, praticamente l’ultimo rimasto? Il piano di rigenerazione urbana - a proposito: qualcuno ci dice quanto costano i lavori finora portati avanti? - prevede una «cogestione» dell’immobile, ma non è ben chiaro come. Vogliamo rischiare - dal momento che giovani del Pd non hanno problemi a stare in piazza con chi brucia bandiere - la figura di condannare i violenti ma poi dividere con loro il cortile?
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