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Terremoto Stellantis
03 Dicembre 2024 - 06:30
La cifra del fallimento di Carlos Tavares sta tutta in due dati: il primo è che Fca vendeva quasi il doppio di Stellantis; il secondo è che, dalle parti di Mirafiori, adesso si rivaluta - e rimpiange - addirittura Sergio Marchionne. Sono i dati a parlare, in una giornata nerissima per Stellantis, che dopo le dimissioni di Carlos Tavares ha fatto registrare un calo a Piazza Affari del 6,30% chiudendo a 11,57, che è vicinissimo ai valori minimi da un anno a questa parte, e con un paio di miliardi di euro mandati in fumo.
Dati alla mano, si diceva, nel 2019 Fca vendeva in Europa oltre 4,2 milioni di automobili, 3,1 nel 2020. Stellantis, alla sua nascita nel 2021, era a 3,1, per poi scendere a 2,6 nel 2022 e 2,7 nel 2023. In Nord America, si va dai 2,5 di Fca nel 2019 a 1,8 di Stellantis nel 2023. Stellantis di fatto guadagna solo in Medio Oriente, Africa e Sud America, dove però il brand più venduto rimane Fiat.
E per il 2024, con gli stop alla produzione, i numeri non sono certo destinati a salire: sul fronte immatricolazioni - dati resi noti ieri - Stellantis fa registrare a novembre 30.893 immatricolazioni, ossia il -24,9% (mentre il calo del mercato italiano nel suo insieme è attorno al 10%), con una quota di mercato del 24,9%. Nei primi undici mesi dell’anno, le immatricolazioni complessive di Stellantis ammontano a 429.439 unità (-9,7%), con una quota di mercato del 29,6%. I modelli più venduti sono Fiat Panda stabile in testa alla classifica (6.687 unità), seguita, al terzo posto, da Jeep Avenger (3.829), e, al quarto, da Citroen C3 (3.588). Infine, al sesto posto si colloca Peugeot 208 (3.063).
Dal 2019 a oggi sono cambiate molte cose: produzione e vendite, per tutto l’automotive, non sono tornate ai livelli pre-pandemia e la transizione all’elettrico per ora segna solo lacrime e sangue fra tutti i produttori. Stellantis ha chiaramente sbagliato strategia? Ai tempi, Sergio Marchionne era scettico sull’elettrico. Oggi quella miopia - è indubbio che comunque la mobilità elettrica avrà una gran parte nel futuro prossimo - è chiamata preveggenza.
Lo pensano anche a Mirafiori, tra gli operai che escono dalla porta 16 - le Carrozzerie sono ferme, in cassa integrazione fino all’8 gennaio -, in una giornata cominciata con il mancato accredito degli stipendi per 6mila fra dirigenti e impiegati degli Enti Centrali (a causa del problema che ha paralizzato pos e bancomat, venerdì), si commenta così l’addio di Tavares: «Doveva andarsene prima. Ha fatto troppi danni». L’ormai ex ceo, riferiva ieri l’Ansa, è giudicato «non all'altezza di poter guidare Stellantis, in un momento di crisi come questo. Speriamo che il futuro ora sia più roseo, perché qui sta morendo tutto» spiega Enzo, 57 anni. «Doveva andarsene prima, perché lui ci ha affondato. L'errore suo è stato quello di portare il lavoro all'estero», aggiunge Dario Candrilli, 46 anni.
«Ci sarebbe da festeggiare, ma invece festeggerà lui con i nostri soldi (la “liquidazione” di Tavares, ancora non confermata da Stellantis, è attorno ai 100 milioni di euro, ndr). Mentre noi aspettiamo il messaggino in cui ci chiamano per lavorare, perché il nostro futuro è una cassa integrazione, all'infinito. Spero di andare in pensione presto, perché qui non si vive più. Tavares ha creato dei danni che noi continueremo a pagare» sono le parole di Enzo Di Napoli, 60 anni.
«Parlavano tanto male di Marchionne, ma era meglio lui. O almeno il meno peggio. Marchionne non avrebbe mai fatto nessuna fusione con i francesi» dicono a Mirafiori. E quello che non dicono è che la paura maggiore è che il piano industriale di Tavares finisca come quelli di Marchionne, abbandonato. Ma per percorrere quale strada? Al di là degli incredibili risultati finanziari e relativi dividendi per gli azionisti, Stellantis sembra aver fallito. O, nella migliore delle ipotesi, perso anni cruciali. E c’è persino la paura di chiedersi cosa arriverà domani, quando l’orizzonte è limitato a due o tre giorni di lavoro a settimana.
E non risolleva certo il messaggio diffuso ieri sera da John Elkann, dove promette di «girare le varie sedi» e incontrare i dipendenti. «Tutti voi, ognuno di noi... giocherà un ruolo fondamentale nei successi che verranno. In qualità di presidente e a nome del Consiglio di amministrazione, desidero ringraziarvi per il vostro straordinario lavoro, la vostra passione e il vostro impegno. Avremo bisogno di tutto questo e di molto altro ancora man mano che andremo avanti».
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