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Il dopo Tavares
04 Dicembre 2024 - 05:30
Attribuite le colpe, individuati gli errori, ora è tempo di pensare: cosa serve a Stellantis per invertire la rotta? È la domanda che non solo John Elkann ma tutti i membri del comitato esecutivo da lui presieduto, e che farà le veci del ceo dopo le dimissioni di Carlos Tavares, si fanno e si devono fare. Invertire la rotta sull'elettrico? Rivedere il piano di investimenti, magari privilegiando l'Italia, oppure insistere con la riduzione dei costi? Allearsi - fondersi - con un altro gruppo o proseguire da soli? Analisti ed esperti stanno fornendo possibili risposte e scenari, in questi giorni, ma i nomi che vengono avvicinati a Stellantis sono sempre gli stessi: Renault e BYD.
La fusione con Renault è quella che periodicamente, nel corso di questo anno, è saltata fuori di più. Smentita da John Elkann in persona, è però dura a morire, soprattutto quando il nome del ceo del Gruppo francese Luca De Meo è indicato come ormai sicuro per la successione di Tavares, anche prima del marzo 2025, quando dovrebbe essere comunicato il nome da parte del comitato speciale guidato da Edouard Peugeot - di recente entrato nel cda e la cui visione finanziaria è molto simile a quella di John Elkann.
Filippo A. Diodovic
Ma nonostante le smentite, c'è una voce autorevole che ribadisce: "Tra i partner europei, Renault sembra quello più compatibile per Stellantis". A dirlo è Filippo A. Diodovich, senior market strategist dell'istituto finanziario milanese IG Italia. Dopo le dimissioni di Tavares, Diodovich ha commentato la situazione del gruppo franco-italiano, ipotizzando anche scenari che coinvolgono l'intero settore automotive europeo.
"Con una domanda di autovetture ancora debole - ha detto Diodovich - è evidente che l'automotive dovrà continuare con il contenimento dei costi e aumentare la redditività". Ciò che ha avviato Volkswagen, che punta a chiudere tre stabilimenti, ridurre la forza lavoro e tagliare anche le retribuzioni. E, per certi versi, ciò che faceva Carlos Tavares, una delle ragioni dello scontro con parte del cda. “Il consiglio era preoccupato che la sua enfasi sul taglio dei costi stesse portando a problemi di qualità, limitando potenzialmente la capacità di Stellantis di innovare e produrre nuovi modelli” spiega un banchiere riportato dall'agenzia Reuters.
Ma Tavares, per Diodovich, ha commesso un errore strategico più grave: “la gestione inefficace dei marchi storici statunitensi come Jeep, Dodge e Ram ha contribuito alla marcata flessione dei ricavi. Questi brand hanno sofferto di un calo dell’appeal, con strategie di prezzo, prodotto e marketing che non hanno risposto efficacemente alle richieste del mercato”. Risultato, i ricavi in Nord America sono scesi del 42%, arrivando a 12,4 miliardi di dollari. Il nuovo ceo dovrà quindi "riposizionare il Gruppo sul mercato" americano e ricostruire un rapporto con il potente sindacato UAW, che chiedeva da tempo la testa di Tavares.
Ma in Europa? Al netto dell'azione politica e industriale per far rivedere i limiti sulle emissioni CO2 e la roadmap per la transizione elettrica e l'addio al motore termico nel 2035 (e in questo si inseriscono il ritorno su posizioni condivise e una riapertura del dialogo con il governo italiano), "il nuovo partner sarà fondamentale per la sopravvivenza del gruppo" insiste Diodovich. E Renault sarebbe il più compatibile, anche se comporterebbe un netto sfoltimento dei diversi brand - Stellantis ne ha già 15, considerando anche Leapmotor - "per soddisfare le richieste dell'Antitrust" ma anche evitare la reciproca cannibalizzazione delle quote di mercato. Anche se questo significherebbe riduzione di stabilimenti e personale.
Diversa è la questione BYD, che rimbalza fra vari rumors, con il gruppo cinese che ha letteralmente "fatto la spesa" in Stellantis, negli ultimi tempi, ingaggiando diversi manager, guidati in primi dal responsabile per l'Europa Alfredo Altavilla, ex uomo di Marchionne (come De Meo). L'allargamento in Cina è certo di grande interesse per John Elkann, come dimostra la sua recente missione in oriente, sotto la bandiera della Fondazione Agnelli, ma Stellantis ha già un partner cinese ed è Leapmotor, anche se la sua redditività è ancora tutta da dimostrare. A favore della partnership con BYD - non una fusione, ma un legame sul modello di Volkswagen con Saic - giocherebbe la possibilità di grandi volumi in entrambi i continenti.
Quanto a Leapmotor, Stellantis ha fornito al partner attuale le capacità per rendere stilisticamente migliori i modelli - grazie ai tecnici e manager Maserati - e ha nel frattempo studiato la sua tecnologia-proprietaria per le piattaforme integrate per le auto elettriche. Ossia quello che servirebbe per la rinnovata Fiat 500e, per cui Tavares aveva annunciato un investimento da 100 milioni di euro. Uno dei tanti aspetti su cui ci si chiede: che fine faranno ora?
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