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Automotive
24 Gennaio 2025 - 06:30
I cinesi fanno causa all'Europa per i dazi imposti alle auto elettriche in arrivo da oriente. Ma, dietro questa azione, c'è un gran pezzo dell'Europa automobilistica stessa. Vediamo in che modo.
Le cause sono state depositate al Tribunale del Lussemburgo, la seconda corte di grado più alto dell'Unione Europea, già nel corso del 2024. Nel mirino, i dazi anti sovvenzioni che l'Unione Europea aveva applicato sui veicoli elettrici di fabbricazione cinese: nello specifico il 17% per BYD, il 18,8% per Geely e il 35,3% per Saic, oltre al dazio standard dell'Ue sulle importazioni di automobili del 10%.
A fare causa sono BYD, Geely e Saic, di cui solo la BYD è totalmente cinese e autonoma dal governo di Pechino. Fondata nel 2003 - l'acronimo sta per Build Your Dreams, costruisci i tuoi sogni - dal chimico e miliardario Wang Chuan-Fu, ha superato nell'ultimo trimestre 2024 Tesla come vendite di veicoli elettrici.
La grande espansione si accompagna però a un altrettanto grande indebitamento, soprattutto verso i fornitori, stimato in 44 miliardi di dollari, ossia il 43% della sua capitalizzazione. Per sfondare in Europa ha fatto incetta di manager ex Fiat o Stellantis, a cominciare dal responsabile europeo Alfredo Altavilla, ex braccio destro di Sergio Marchionne.
Delle altre due, la Geely è stata fondata da un altro miliardario, Li Shufu, uno dei dieci uomini più ricchi della Cina. Anche la Geely non è controllata dal governo cinese. E ha nel suo portafoglio marchi assolutamente europei: a partire da Volvo che controlla al 100%, per proseguire con Smart e Lotus, entrambe attorno al 50%. E in Europa ha il brand Lynk & Co. che ha sede a Goteborg, con le auto che discendono da piattaforme Volvo.
Infine Saic, con base a Shanghai e questa sì di proprietà dello Stato, che sta rilanciando il glorioso marchio MG in Europa grazie a una azzeccata politica dei prezzi. Ma è interessante osservare, più dei marchi controllati, le sue partnership: a cominciare da Volkswagen, con la produzione in Cina, poi General Motors, per proseguire con i bus di Volvo e infine CNH Industrial (controllata da Exor), con cui ha creato joint venture per la produzione di cambi per Iveco e per una fabbrica di trattori destinati al mercato interno.
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