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Automotive & Personaggi
18 Aprile 2025 - 08:30
E se il mondo (mediatico) automotive rivalutasse, postumo, Sergio Marchionne? Naturalmente dopo averlo demolito (sempre postumo). È una riflessione scatenata da un articolo de Il Giornale che riporta una frase che l'allora CEO di Fca (Fiat Chrysler Automobiles) fece nel maggio 2014: “Se la nostra produzione di vetture fosse limitata all'elettrico, saremmo pronti per il fallimento entro Natale". Una frase usata oggi per sottolineare le (parziali) ammissioni di errori strategici da parte di Stellantis, per parola del suo presidente John Elkann. Ma gli analisti di settore sono concordi da tempo che la crisi della ex Fiat nasce sotto Marchionne, che non credeva nell'elettrico.
Eppure fu proprio lui a varare la Fiat 500e, dapprima per il mercato americano, praticamente identica a quella che ancora oggi viene prodotta. E qui si arriva alla frase "incriminata". Parlando a una organizzazione di ricerca no profit di Washington, la Brookings Institution, disse “Spero che non vogliate comprarla. Ogni 500e venduta ci perdiamo 14.000 dollari”, su un prezzo all'epoca di circa 32.000.
Ma la produzione di un'auto elettrica era una clausola dell'accordo con l'amministrazione Obama per il maxiprestito che consentì la fusione con Chrysler (la Fiat rilevò la Chrysler in realtà) e il rilancio dell'industria dei motori americana. E creò un colosso da quasi 40 miliardi di capitalizzazione nel 2017 (contro i 5 che contava la Fiat disastrata che lui fu chiamato a salvare).
Oggi Stellantis, fra un 2024 disastroso (perdite del 70%), produzione ai minimi, la cacciata di Carlos Tavares, la strategia rivista e la bufera dazi, capitalizza circa 25 miliardi, con una caduta verticale negli ultimi mesi, e a Piazza Affari ora veleggia attorno agli 8 euro (Fiat prima di Marchionne era a 6), dopo essere stata oltre i 25. La transizione elettrica non è sostenibile, con le regole scelte dall'Europa, ha detto Elkann (e prima di lui l'hanno detto i mercati). Eppure Tavares, da CEO, aveva scommesso tutto sul full electric (andando anche a "comprare" in Cina un pezzo di Leapmotor per avere dei profitti).
Quindi il vituperato Marchionne aveva ragione? O, non investendo all'epoca, ha di fatto portato a un gap tecnologico (con la Cina) che il Gruppo paga? Allora perché in Ferrari si prepara l'arrivo della prima Rossa elettrica e, sia Elkann sia il CEO Vigna giurano che sarà un successo, nonché l'auto della svolta? E perché, se i rumors trovassero conferma, guardare come nuovo CEO a Wayne Griffiths, ex Seat e Cupra, che è un forte sostenitore della mobilità elettrica (ma non come imposizione).
Personalmente noi riteniamo che della miopia ci sia stata, e lo abbiamo già scritto, in quanto la propulsione elettrica avrà comunque una parte importante negli scenari prossimi venturi (che si tratti di full electric o di ibrido). Ma come ci hanno detto in passato, Marchionne, pur preferendo investire nel perfezionare nei motori endotermici - diceva “l'azionista non mi darà mai i fondi per l'elettrico". Riferendosi agli Agnelli/Elkann.
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