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Luci & ombre del Papato

Francesco sarà santo (o forse no)? Ecco perché

Nell'analisi del Wall Street Journal emergono autoritarismo e divisioni nella Chiesa

Francesco sarà santo (o forse no)? Ecco perché

Papa Francesco sarà santo come i suoi (recenti) predecessori? Probabilmente no. Perché - anche per via della lunga agonia - se per Giovanni Paolo II c'erano ben pochi dubbi sulla volontà dei fedeli, e della Chiesa, su Papa Francesco sono molti di più gli interrogativi. Ecco perché.

"Uno dei suoi agiografi lo aveva descritto come «il grande riformatore». L'ambiguità e la divisione che lascia dietro di sé suggeriscono un'eredità più probabile: il grande punto interrogativo" scrive Francis X. Maier sul Wall Street Journal (articolo diffuso da MilanoFinanza). Il motivo? Autoritarismo e persino spirito vendicativo, ma soprattutto le divisioni create nella Chiesa, la confusione dottrinale.

"La Chiesa considera più di 80 dei suoi ex papi santi – uomini di eccezionale santità, leadership e servizio. L'elenco dei papi veramente pessimi è esiguo - annota Maier, che oltre che columnist è anche studioso e docente universitario di temi legati al cattolicesimo e all'ordinamento della Chiesa -. La maggior parte dei papi sono stati uomini adeguati secondo gli standard della loro fede e le condizioni del loro tempo. Fanno del loro meglio e vengono presto dimenticati. Non è chiaro dove Francesco troverà posto nella memoria cattolica".

Gli aspetti positivi del papato di Francesco sono chiari e le linee erano evidenti fin dall'elezione al Soglio Pontificio: la lotta allo sfarzo e agli sprechi della Chiesa stessa, un'apertura al dialogo con le altre confessioni - in primis l'Islam -, il riportare la persona al centro della dottrina e anche alcune frasi che sono state interpretate come aperture ("Chi sono io per giudicare una persona omosessuale?" era stata una di queste), o per meglio dire clamorosamente fraintese. Di apertura ai gay cattolici o alle donne nella gerarchia della Chiesa, infatti, non c'è traccia in tutto il ministero francescano.

Dice ancora Maier: "Nonostante i suoi appelli all'apertura e all'ascolto, è stato il papa più autoritario del secolo. La sua avversione per i «dottori della legge» ha portato una tendenza alla negligenza nella vita canonica della Chiesa, il codice di diritto canonico che garantisce procedure corrette, il giusto processo e i diritti dei credenti". E poi: "Le sue frequenti critiche al clero hanno alienato molti bravi sacerdoti e vescovi e i suoi commenti pubblici superficiali su questioni delicate hanno seminato confusione. Il suo smantellamento e la sua reinvenzione dell'Istituto Giovanni Paolo II di Roma per lo Studio del Matrimonio e della Famiglia sono stati visti da molti come meschini e vendicativi nei confronti dell'eredità del suo predecessore polacco".

Un ritratto poco lusinghiero, non c'è che dire. Che sembra interpretare il rapporto per così dire complesso di Jorge Mario Bergoglio con gli Stati Uniti e il cosiddetto "stile di vita" della Chiesa da New York a Los Angeles... E questo prima ancora della svolta conservatrice anticipatrice (o conseguente, fate voi) all'avvento dell'era trumpiana, guidata per molti dall'ipercattolico JD Vance (battezzatosi da adulto e d'altra parte di famiglia sarebbe stato democratico), che una tragica ironia del destino ha visto come ultima visita "politica" di Francesco; una svolta che passa dalla messa in latino, alle posizioni contro l'aborto, al recupero di posizioni di retroguardia. Fino alla nomina di un pontefice a stelle e strisce nel prossimo Conclave?

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