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IL CASO

Covid, 7 procure indagano la “vigile attesa” di Speranza

L’indagine nasce da una denuncia depositata da tre familiari di vittime

Covid, 7 procure indagano la “vigile attesa” di Speranza

Roberto Speranza

La Procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio colposo nell’ambito dell’inchiesta legata al protocollo di gestione domiciliare del Covid-19, noto come “tachipirina e vigile attesa”, adottato nei primi mesi della pandemia. L’indagine nasce da una denuncia depositata a dicembre 2024 da tre familiari di vittime del virus. Oltre ai tre casi specifici, il procedimento coinvolge altre sei morti sospette verificatesi in diverse regioni italiane. Il sostituto procuratore Giorgio Orano, titolare del fascicolo, ha riconosciuto che le competenze territoriali spettano ad altre sedi giudiziarie e ha quindi trasmesso gli atti alle procure di Como, Lecco, Ragusa, Monza, Lecce, Bologna e Torino, affinché si proceda con le indagini su ciascun caso. Secondo quanto riportato nella denuncia, il protocollo emanato dal Ministero della Salute nel 2020, e raccomandato ai medici di famiglia tramite circolari ufficiali del 22 marzo e del 30 novembre 2020, avrebbe incoraggiato i medici a evitare qualunque trattamento farmacologico nelle fasi iniziali della malattia, limitandosi a somministrare paracetamolo in attesa di un’eventuale evoluzione della sintomatologia.

Tra gli indagati figurano nomi di primo piano delle istituzioni sanitarie e politiche italiane: l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, l’ex viceministro Pierpaolo Sileri, gli ex vertici dell’Agenzia italiana del farmaco Domenico Mantoan, Giorgio Palù e Nicola Magrini, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente dell’Ordine dei medici Filippo Anelli, oltre a quattro medici di base operanti nelle aree interessate dai decessi. A supporto della denuncia è stata depositata una perizia medica collegiale firmata da un’équipe composta dal cardiologo prof. Alessandro Capucci e dai medici Andrea Mangiagalli, Agostino Ciucci, Rosanna Chifari e Antonio Palma. La perizia analizza dieci casi clinici, di cui nove con esito fatale, attribuendo le morti a una mancata o tardiva somministrazione di terapie efficaci nelle prime fasi della malattia. “La strategia della ‘vigile attesa’ – scrivono i periti – ha rappresentato un ritardo terapeutico determinante nel peggioramento irreversibile delle condizioni dei pazienti, compromettendo le possibilità di sopravvivenza”. L’indagine, già acquisita dalla commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid, si basa su 154 allegati, tra cui documenti sanitari, audio inediti, servizi televisivi e articoli di stampa. L’avvocato Francesco Ricciardi, che assiste le famiglie dei tre pazienti deceduti, ha definito la denuncia “ben articolata e sostenuta da solide evidenze tecniche”.

Interrogato due mesi fa in un'intervista pubblica, l’ex ministro Roberto Speranza ha respinto ogni addebito, sostenendo che la linea della "vigile attesa" non fu approvata da lui, e attribuendone la paternità a posizioni no vax. Tuttavia, documenti ufficiali lo contraddicono: la circolare ministeriale del 30 novembre 2020 da lui firmata raccomandava esplicitamente quella strategia, restando in vigore fino all’aprile 2021. Il procedimento potrebbe ora ampliarsi. La procura ha infatti stabilito che le indagini vadano avanti anche in assenza di nuove querele, riconoscendo la gravità degli elementi raccolti e la necessità di far luce sulle eventuali responsabilità omissive da parte delle autorità sanitarie.

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