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Metalmeccanici
26 Giugno 2025 - 13:00
Giorgia Garola, presidente dell'Amma
“Oggi ci mettiamo in discussione”. Con queste parole Giorgia Garola, presidente dell’Amma – il gruppo merceologico più importante dell’Unione Industriali Torino – ha aperto l’assemblea generale dell’associazione, tracciando una linea netta tra la volontà di dialogo sul presente e la necessità di visione sul futuro. Sono venuti fuori svariate questioni, come il confronto con i sindacati metalmeccanici, a seguito delle oltre 40 ore di sciopero, ma anche una riflessione profonda sul ruolo delle imprese nella costruzione di ambienti di lavoro capaci di attrarre giovani e talenti.
Sul fronte sindacale, Garola ha voluto chiarire la posizione di Federmeccanica: “Al momento si è irremovibili da entrambe le parti. La proposta è valida e c'è l'intenzione di riaprire il tavolo: c’è spazio per il dialogo, per trovare soluzioni sostenibili sia per le imprese sia per i lavoratori. Lo sciopero è un diritto costituzionale, ma ci auguriamo un confronto costruttivo il prima possibile”. L’attesa è ora per il 10 luglio, quando si insedierà la nuova presidenza a Federmeccanica, che potrebbe favorire una ripartenza della trattativa. Garola ha ricordato come il contratto nazionale del settore abbia già portato aumenti consistenti: “Dal 2016 abbiamo garantito 310 euro di aumento, con ulteriori 27,7 euro in arrivo sui minimi contrattuali. Ma non è solo una questione economica: i giovani oggi chiedono flessibilità, welfare, smart working. E il nostro contratto offre già moltissimo in termini di servizi”.
Ma il cuore dell’intervento della presidente è stato dedicato a ciò che accade oltre la vertenza sindacale: “Le nostre aziende, soprattutto quelle manifatturiere e metalmeccaniche, hanno un’urgenza: le risorse umane. La sfida dei prossimi anni sarà investire nelle competenze, nella formazione. Non nei macchinari, o non solo: molto di più nelle persone. Perché l’essere umano non è un accessorio dell’innovazione. Solo l’intuizione umana può creare una vera disruption”.
Il tema della fuga dei giovani è stato affrontato con realismo e spirito autocritico: “Sappiamo che molti lasciano il Paese. Spesso non sono attratti dalle piccole e medie imprese. Oggi facciamo un’autoanalisi: dobbiamo capire come attrarli, trattenerli e costruire ambienti di lavoro sani, stabili ma anche flessibili. Dobbiamo smettere di pensare ai giovani come quelli che mancano o che speriamo arrivino: sono già qui, e vanno messi al centro ora”. Torino, ha sottolineato Garola, ha tutte le carte in regola per essere una città attrattiva, a patto che le imprese sappiano evolversi: “La nostra cultura d’impresa è forte ma a volte troppo rigida. Serve premiare il merito, riconoscere la responsabilità, valorizzare i percorsi di crescita. Dare un senso al lavoro, non un senso di colpa”.
Garola, inoltre, ha ribadito la fiducia nel ruolo delle imprese anche a fronte di capitali “dormienti” che le aziende, da sole, non possono mobilitare: “Le imprese stanno investendo, innovano, credono nella diversificazione anche sui mercati internazionali, pur essendo Pmi. Il nostro territorio ha tanto da offrire in termini di qualità della vita, ma serve renderlo fertile anche dentro le aziende”.
C'è stato anche l'intervento di Marco Gay, presidente dell’Unione Industriali Torino, che ha parlato di “intelligenza industriale” come leva competitiva: “È la nostra capacità di combinare competenze, visione, radici e innovazione. Abbiamo la responsabilità – e l’opportunità – di costruire un’industria inclusiva, sostenibile, moderna”.
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