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Il caso
13 Agosto 2025 - 07:11
Il rischio, soprattutto con queste temperature, è il viavai di topi e blatte alla ricerca di residui di cibo. Come avviene quando nella spazzatura rimangono degli alimenti che non vengono differenziati. In centro, però, transitare a una raccolta differenziata collettiva sembra difficile, perché sono ancora meno del 50% i cittadini che differenziano i rifiuti correttamente.
Se ne è parlato nell’ultima riunione della commissione Sanità in Circoscrizione 1 insieme ad Amiat, convocata proprio per sondare lo stato del porta a porta nel centro cittadino. Qui, infatti, la terza fase del servizio, attivata nel febbraio di quest’anno, coinvolgendo circa 11.500 utenze - tra abitazioni e attività commerciali – nell’area tra il Quadrilatero Romano e Porta Susa, ha fatto emergere ancora tante perplessità. Ritiri discontinui, bidoni troppo piccoli. Attività commerciali che non differenziano, o lo fanno male. E che, anche in virtù dei loro volumi, attirano animali, sono state le maggiori obiezioni dei cittadini, presenti.
Il sistema, nel centro, oggi prevede l’uso di contenitori condominiali per tutte le frazioni: organico, carta, plastica, vetro, metalli e indifferenziato. E non potrebbe essere diversamente in centro storico, per via delle strade strette e dei vincoli architettonici, poco compatibili con ecoisole o altre soluzioni.
Proprio in virtù di queste motivazioni logistiche, ai residenti è stato chiesto di lasciare i bidoni fuori, quando in passato erano gli operatori ecologici a recuperare i rifiuti dai cortili. “Questo ha generato malumore tra i residenti, ma Amiat è responsiva e si è messa a disposizione”, spiega la presidente della Uno Cristina Savio.
L’azienda, infatti, ha spiegato che si tratterebbe ancora di una “fase sperimentale del servizio”, e che come tale va monitorata e, quando necessaria, “aggiustata”.
Resta da capire se, con i dovuti correttivi e la collaborazione dei cittadini, il porta a porta potrà davvero funzionare in centro.
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