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la storia delle ville torinesi

L'elegante racconto di Villa Amoretti, un gioiello incastonato nel quartiere di Santa Rita che oggi custodisce cultura e tanto sapere

Da residenza aristocratica a biblioteca civica: il viaggio secolare di Villa Amoretti nel cuore di Torino

L'elegante racconto di Villa Amoretti, un gioiello incastonato nel quartiere di Santa Rita che oggi custodisce cultura e tanto sapere

Incastonata nel verde del Parco Rignon, lungo corso Orbassano a Torino, Villa Amoretti è oggi una delle biblioteche civiche più amate della città, simbolo di un'evoluzione urbana e culturale che ha radici profonde nel passato. La sua storia attraversa secoli, personaggi illustri e trasformazioni radicali, mantenendo sempre un forte legame con il territorio e con la comunità che la circonda.

Le origini nobiliari: la residenza Amoretti

La storia di Villa Amoretti inizia nel XVII secolo, quando Giovan Battista Amoretti, originario di Oneglia e al servizio della Madama Cristina di Savoia, acquisisce una rendita di 100 ducatoni all’anno. Con questi proventi fonda due commende: una a Moncalieri e l’altra lungo la strada di Orbassano, nella zona che all’epoca era piena campagna e ben distante dal centro cittadino.

Nel 1663, i beni vengono trasmessi ai nipoti Giovambattista e Carlo Giacinto. Sarà proprio quest’ultimo, dopo l’assedio di Torino del 1706 e l’acquisizione del titolo di marchese d’Osasio, a trasformare i rustici in strutture più ampie. Tuttavia, la vera svolta arriva con suo figlio, Giovanni Battista Amoretti d’Osasio, che tra la fine del Seicento e la seconda metà del Settecento converte la tenuta agricola in una residenza signorile, dotata di una villa centrale circondata da un ampio parco: una classica dimora di villeggiatura per l’élite torinese del tempo.

Una villa in parallelo

Villa Amoretti condivide una storia molto simile a quella della Villa Tesoriera, situata lungo corso Francia. Entrambe furono costruite in un periodo in cui la nobiltà emergente e l’alta borghesia preferivano risiedere fuori dalle mura cittadine, in ambienti più salubri e rappresentativi. Queste dimore, spesso abbellite da giardini e circondate da campi coltivati, univano il prestigio della residenza di campagna alla redditività delle attività agricole annesse.

Il declino e la trasformazione

Con il passare dei secoli e i mutamenti politici ed economici, le esigenze della città cambiano. A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, Torino vive un periodo di crisi e riorganizzazione. Il trasferimento della capitale a Firenze nel 1865 indebolisce l’economia locale, ma apre anche a nuove prospettive: l’amministrazione comunale punta sulla riconversione industriale e sul rilancio culturale della città.

È in questo contesto che anche molte ville nobiliari, compresa la Amoretti, cambiano funzione. Venduta a seguito del declino del casato, la villa viene progressivamente inglobata nel tessuto urbano in espansione e destinata a usi pubblici. La trasformazione più significativa arriva con la sua destinazione a sede bibliotecaria.

La biblioteca di Villa Amoretti: un polo culturale moderno

Oggi, Villa Amoretti ospita una biblioteca civica all'interno del Parco Rignon, nel cuore del quartiere Santa Rita. La sua posizione centrale e la bellezza del contesto verde ne fanno uno spazio unico per lo studio, la lettura e la socializzazione. La struttura è moderna, ma inserita con rispetto nella cornice storica dell’antica villa. Eventi culturali, laboratori per bambini, presentazioni di libri e attività di quartiere rendono la biblioteca un punto di riferimento fondamentale per la comunità.

Villa Amoretti non è soltanto un luogo dove si conservano libri, ma un simbolo vivente di trasformazione: da residenza di nobili a bene comune, da spazio privato a centro di cultura aperto a tutti.

Un’eredità da custodire

La storia di Villa Amoretti ci ricorda quanto sia importante preservare il patrimonio architettonico e culturale delle città, valorizzandolo attraverso nuovi usi e funzioni. Quella che un tempo era una tenuta di villeggiatura aristocratica è oggi un presidio di cultura accessibile e partecipato, una biblioteca immersa nel verde che continua a scrivere nuove pagine della sua lunga e affascinante storia.

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