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La storia
10 Agosto 2025 - 15:47
Se le poltrone del suo salone potessero parlare, racconterebbero magari delle fitte agende di lavoro dei senatori, delle notti brave dei Righeira, o delle cene vip dei calciatori del Toro. O più semplicemente delle commissioni e dei problemi degli habitué, di fretta per il taglio del sabato, prima di andare a ballare. Mimmo Legato, all’anagrafe Domenico, classe 1957 ci scherza su. «Avrò confessato più persone io che un prete». E’ da quando aveva otto anni che “fa il mestiere”. Ben 60 anni di barba e capelli, iniziati prima come garzone, per imparare, fino all’apertura del suo salone in via Sant’Agostino 5, nel cuore del Quadrilatero. Ma ha ancora lo spirito di un ragazzino. «Ho iniziato a lavorare in via Borgaro quando ci siamo trasferiti a Torino per raggiungere mio padre e mio cognato, assunti come operai Fiat, da Gioiosa Jonica. Sulla costa dei Gelsimi», precisa orgoglioso, tra un taglio e l’altro, prima della chiusura estiva.
Da lì ne sono passati tanti, dal senatore Stefano Esposito, ai Righeira («Abitavano qui sopra, venivano sempre», dice) ai dirigenti sportivi, come Massimo Mauro. «Oggi è totalmente cambiato il rapporto con i clienti. Non ci sono più quelli fissi. Prima facevo venti barbe al giorno, oggi forse ogni due mesi. Ma è cambiato radicalmente il centro. C’erano molti più uffici e studi», dice.
Certo, forse non c’è più la fila di un tempo, ma il salone di Mimmo è comunque trafficato. Due turisti svizzeri alle 10, un commerciante del posto, Livio, alle 10.30. Poi Gianni, per il consueto barba e capelli del sabato mattina. E Ivano, impiegato in via San’Agostino. Ma di gente continua ad arrivare. «Sono in una zona in cui c'è bella clientela, non mi posso lamentare», continua ancora.
La pensione? «Non ci penso proprio. Questi sessant’anni di lavoro non li sento proprio», conclude Mimmo.
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