l'editoriale
Cerca
Il fatto
06 Settembre 2025 - 07:10
Il nipote di Giorgio Armani, Andrea Camerana e sua moglie e cantante, Alexia
La morte di Giorgio Armani non lascia solo un vuoto nel mondo della moda, ma riapre anche il filo di una storia profondamente intrecciata con Torino. È infatti sotto la Mole, negli anni Settanta, che lo stilista trovò nel Gruppo Finanziario Tessile (Gft) il partner industriale capace di trasformare le sue intuizioni creative in un successo globale. La “Fiat dell’abbigliamento”, come l’ha definita lo storico Giuseppe Berta, fece da trampolino al genio di Re Giorgio, portando le sue giacche destrutturate e la sua eleganza sobria sulle spalle di milioni di uomini nel mondo. Un legame che non fu solo industriale, ma anche familiare, perché attraverso la sorella Rosanna e in seguito il nipote Andrea Camerana, Armani si è intrecciato direttamente con la dinastia Agnelli, aggiungendo un ulteriore filo con il capoluogo piemontese.
Dopo l’esordio alla Sala Bianca di Palazzo Pitti nel 1974, Armani comprese che serviva un passo in più per trasformare la creatività in impresa attraverso una macchina industriale solida. Nel 1978 a Torino firmò con Marco Rivetti, presidente del Gft, un contratto che avrebbe fatto scuola: il licensing. Una rivoluzione per l’epoca, perché separava design e marketing dalla produzione e distribuzione. Armani restava padrone della sua visione, mentre il Gft garantiva qualità, capillarità e accesso al mercato globale.
Nacquero così collezioni uomo e donna di straordinario successo, che resero accessibile la “rivoluzione Armani”: linee pulite, giacche destrutturate, eleganza sobria ma innovativa. Accanto agli abiti, restano i ricordi degli ex dipendenti Gft, come quello della linea “Mix & Match”, o della collezione “Mani”. Per molti, lavorare con Armani significava confrontarsi con un uomo esigente e diretto, capace di intuizioni apparentemente azzardate ma vincenti. La carriera di Armani era iniziata alla Rinascente di Milano come vetrinista, ma il rapporto con Torino segnò un cambio di scala. Qui non si parlava solo di moda, ma di industria: fabbriche, operai, catene di montaggio del vestire.
Armani mantenne un legame concreto con il territorio anche dopo la fine della grande stagione Gft. Contribuì infatti al salvataggio dello stabilimento di Settimo Torinese, dove ancora si producono le celebri giacche uomo “etichetta nera”. Un gesto che molti ex operai ricordano come prova della sua attenzione verso chi aveva reso possibile il successo industriale della maison.
Ma i legami di Armani con Torino non si limitarono all’industria tessile. Anche la sua famiglia si intrecciò con la storia della Fiat e degli Agnelli. La sorella Rosanna, infatti, sposò Carlo Camerana, imprenditore discendente, anche se non diretto, del fondatore della casa automobilistica e cugino di Giovanni e Umberto Agnelli. Dal loro matrimonio nacque Andrea Camerana, nipote amatissimo da Giorgio Armani, oggi membro del consiglio di amministrazione del gruppo di famiglia e figura di continuità tra moda e industria.
Anche negli ultimi anni della sua carriera, Giorgio Armani ha continuato a intrecciare legami significativi con Torino. Nel 2025, pochi giorni prima della sua scomparsa, ha firmato il guardaroba ufficiale della Juventus, curando gli abiti formali dei giocatori per le occasioni fuori dal campo, trasformando così il club bianconero in un esempio di eleganza “made in Italy”. Inoltre lo stilista ha collaborato con Fiat per la produzione della nuova 500 elettrica Giorgio Armani Collector's Edition, realizzata nello stabilimento di Mirafiori. L’auto è stata prodotta in serie limitata, nei colori esclusivi verde lucido e grigio-beige disegnati dallo stilista e con dettagli come il logo GA sui cerchi e la firma sulla modanatura laterale.
Così, quasi senza clamore, Armani divenne parte di un tessuto relazionale che collegava tre pilastri dell’identità italiana: la moda, l’automobile e lo sport. Un legame rafforzato negli anni anche dalla sponsorizzazione della Juventus, altro simbolo della famiglia Agnelli, per la quale lo stilista firmò le divise ufficiali. Se Milano resta la capitale naturale di Armani, Torino ne rappresenta la radice industriale, quella che ha trasformato un’intuizione estetica in fenomeno di massa. Senza il Gft, forse, la rivoluzione Armani sarebbe rimasta un sogno di atelier. Con il Gft e con Torino, invece, diventò un’icona mondiale. E i legami familiari con gli Agnelli rafforzano questa narrazione: Armani non fu soltanto un genio solitario della moda, ma anche parte di quella trama di famiglie, imprese e territori che hanno definito il Novecento italiano.
I più letti
CronacaQui.it | Direttore responsabile: Andrea Monticone
Vicedirettore: Marco Bardesono Capo servizio cronaca: Claudio Neve
Editore: Editoriale Argo s.r.l. Via Principe Tommaso 30 – 10125 Torino | C.F.08313560016 | P.IVA.08313560016. Redazione Torino: via Principe Tommaso, 30 – 10125 Torino |Tel. 011.6669, Email redazione@cronacaqui.it. Fax. 0116669232 ISSN 2611-2272 Consiglio di amministrazione: Presidente Massimo Massano | Consigliere, Direttore emerito e resp. trattamento dati e sicurezza: Beppe Fossati
Registrazione tribunale n° 1877 del 14.03.1950 Tribunale di Milano
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo..