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Il caso

Zangrillo scortato fuori dalla Festa dell'Unità, lui replica: "grave da chi si definisce democratico"

Nel corso del panel tenutosi ieri sera gli insulti si sono fatti così serrati che il ministro non è riuscito a concludere l'intervento ed è stato scortato da 10 agenti

Paolo Zangrillo

Paolo Zangrillo

È finita con un ministro «scortato» la festa dei democratici in piazza d'Armi, ieri sera. O meglio, una delle sue serate. Ben 10 agenti, infatti, hanno accompagnato Paolo Zangrillo, ministro della Pubblica amministrazione e segretario di Forza Italia in Piemonte, nella sua auto. Dopo un dibattito pubblico, previsto all'interno del programma della Festa dell'Unità organizzata dal Partito Democratico, che in poco si è trasformato in lite, ma che mancava poco finisse in un'azzuffata tra un «Si vergogni» e «si vergogni lei», qualche «vaffa», e perfino un «fascista».

Decisamente un'occasione di confronto perso quella che ha visto coinvolto oltre al ministro sul palco il segretario provinciale Roberto Rosso e il commissario torinese di Forza Italia, Marco Fontana. Chiamati per un dibattito costruttivo dalla vicepresidente del Senato Anna Rossomando, dal titolo: «Nuovi cittadini al centro: un confronto politico per il futuro del paese». 

«Purtroppo, durante l’evento - dichiara Zangrillo - sono stato insultato. È grave che un partito che si definisce democratico usi linguaggi violenti e ostili verso chi ha opinioni diverse. Fischi, insulti e toni duri non hanno nulla a che fare con il confronto civile. Abbassiamo i toni. Rispettiamo le idee altrui» continua il ministro.

L'ennesimo episodio, dopo il giovane Kirk negli USA e il botta e risposta tra Piergiorgio Odifreddi e Giorgia Meloni negli ultimi giorni, che dimostra la presenza di un «clima avvelenato», secondo Zangrillo. E un capitolo decisamente poco democratico della Festa dell'Unità.

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