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L'evento
27 Settembre 2025 - 04:42
Ci sono la Lamborghini Temerario: ibrida elettrica in grado di passare da 0 a 100 in 2,7 secondi e raggiungere 340 km. Il nuovo marchio del gruppo Dr: lo Stilnovo, dedicato all’ibrido; Byd, con il modello Seal, una berlina, 100% elettrica. Fino all’innovativa Insteroid della Hyundai, una “concept car”, come si suol dire oggi, che è più di un’auto. Un’esperienza multisensoriale arricchita da un impianto audio Beat House unico. E poi c’è il “Piemonte meets China - Turin Automotive Design Award (Tada)”, il primo riconoscimento europeo dedicato al design made in China. Ma c’è anche l’ultima Dallara ideata insieme ai giovani talenti dello Ied: Istituto Europeo di Design di Torino: sintesi di cinquant’anni di esperienza nel mondo delle auto da racing.
Sono queste solo alcune delle novità dell’edizione del Salone dell’Auto 2025 inaugurata questa mattina.
Ma basta guardare dove torinesi e non indugiano un po’ di più per capirlo: del “nuovo” - che per implicito dà anche l’elettrico - ci si fida ancora poco.
L’elettrico che non convince
Tra i keyway bagnati sotto la pioggia del primo giorno di Salone c’è Rocco Camera, 60enne dall’Australia a Torino anche per il Salone dell’Auto. «La Mercedes è la mia casa preferita, ne ho dieci a casa. E come si dice in Italia: “Squadra che vince non si perde” - risponde -. Per me l’alimentazione a benzina è sempre la scelta migliore. Dell’elettrico? Non mi fido».
Dall’abitacolo di quella che è divenuta la citycar per eccellenza, la Microlino, ci sono Marco e Barbara, che nel testare i suoi interni si prestano a una breve intervista. «Siamo stati attirati da quest’auto. Ce ne sono tante in effetti che incuriosiscono. Ma sull’elettrico siamo dubbiosi». Come mai? «Non mi immagino una città come Torino piena di colonnine - spiega Marco-. Non sono auto “per la città”. Meglio rimanere sulla benzina o l’ibrido».
Il fascino dei grandi classici
Resta poi forte il fascino delle auto icone della storia italiana. I design di altri tempi di Pininfarina e Giugiaro, continuano a suscitare il loro fascino. Come la Corvait Testudo con la sua iconica apertura domi, ovvero a cupola, concepita nel 1963 disegnata dal designer torinese Giorgetto Giugiaro, su cui capeggia una testuggine dorata. E la Collezione Bertone: una delle più importanti testimonianze di design automobilistico al mondo con dieci modelli storici, tra cui la Camargue del 1973. «Rapiscono le auto d’altri tempi, forse perché per nostalgia degli anni andati», rivelano due amiche intente ad osservarla con meraviglia, Caterina e Maria.
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