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Sanità

Carcinoma prostatico: un nuovo farmaco prodotto a Ivrea interviene sulle fasi più avanzate della malattia

Con 2.956 nuovi casi l’anno in regione, istituzioni e clinici uniti per garantire diagnosi precoci e accesso alle cure innovative

Carcinoma prostatico: un nuovo farmaco prodotto a Ivrea interviene sulle fasi più avanzate della malattia

Incontro per il tumore della prostata in Piemonte all'hotel Nh di Torino

Uno dei progressi più rilevanti per il trattamento del carcinoma prostatico è rappresentato dalla medicina nucleare e dalle soluzioni di oncologia di precisione. L’Italia, e in particolare il Piemonte, rivestono un ruolo centrale in questo ambito grazie alla ricerca pionieristica che ha avuto origine proprio nella regione. Oggi il sito di Ivrea di Novartis è un centro di riferimento internazionale per la produzione e la distribuzione di terapie mirate di nuova generazione, destinate non solo al mercato nazionale ma anche a quello internazionale. L’integrazione di queste innovazioni nei percorsi di cura piemontesi rappresenta un’opportunità strategica per i percorsi di terapia per i tumori nelle fasi più avanzate e complicate.

Il carcinoma prostatico è la neoplasia più frequente tra gli uomini in Italia. Nel 2024 sono stati stimati 40.192 nuovi casi, con oltre 485mila pazienti viventi con questa diagnosi. In Piemonte, nel 2023, i nuovi casi sono stati 2.956, mentre più di 40.571 uomini convivono con la malattia: dati che confermano l’elevato impatto clinico, sociale ed economico di questa patologia anche a livello regionale.

Proprio per affrontare questa emergenza, a Torino si è svolto il convegno «Il tumore della prostata in Piemonte. Dalla diagnosi alla cura: nuove speranze per i pazienti», promosso da Europa Uomo Italia e Novartis Italia e organizzato da Motore Sanità. L’incontro ha messo a confronto pazienti, clinici, istituzioni e aziende del settore salute, con l’obiettivo di costruire percorsi più efficaci che partano dagli screening precoci e arrivino a garantire un accesso tempestivo e omogeneo alle terapie più innovative.

«Il nostro impegno - ha spiegato Claudio Talmelli, Presidente di Europa Uomo Italia - è quello di promuovere, insieme alle istituzioni, una gestione più efficace della patologia e una migliore qualità di vita per chi deve affrontarla. Questo passa attraverso due pilastri fondamentali: programmi di screening e centri multidisciplinari dedicati. Il Piemonte vanta una rete oncologica solida ed efficiente: siamo convinti che, con il contributo di tutti, potremo dare risposte concrete agli uomini della regione».

Dal punto di vista clinico, gli specialisti sottolineano la necessità di concentrare la presa in carico in centri specializzati. Paolo Gontero, Direttore della Clinica Urologica alle Molinette e Ordinario di Urologia all’Università di Torino, ha ricordato come «la diagnosi e il trattamento del carcinoma prostatico siano in costante evoluzione, con nuove tecniche chirurgiche, radioterapiche e farmacologiche. Le Prostate Cancer Units e i gruppi multidisciplinari permettono di integrare le competenze di tutti gli specialisti, assicurando percorsi personalizzati, trattamenti più efficaci e migliori risultati clinici».

Per quanto riguarda il tumore in fase avanzata, Ilaria Depetris dell’Ospedale Molinette ha sottolineato che oggi sono disponibili terapie innovative capaci di adattarsi alle caratteristiche cliniche e molecolari di ciascun paziente. «Integrare innovazione e attenzione clinica è fondamentale per rispondere a bisogni complessi che non riguardano solo la sopravvivenza, ma anche la qualità della vita quotidiana».

Sul fronte istituzionale, l’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi ha ribadito come il tumore alla prostata rappresenti ormai «una vera emergenza sanitaria, in particolare per gli uomini sopra i 50 anni». «Così come le donne hanno imparato a considerare naturale lo screening periodico per i tumori al seno o al collo dell’utero - ha detto - anche gli uomini devono imparare a prendersi cura di sé. Dopo i 50 anni la prevenzione non è un optional, ma una necessità». Riboldi ha ricordato anche il ruolo delle Case di Comunità, presidio di prossimità per la prevenzione e gli screening oncologici, sottolineando che entro il 2026 in Piemonte ne saranno attive un centinaio: strutture che dovranno diventare luoghi fondamentali per informare, fare prevenzione e intercettare precocemente le patologie.

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