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La crisi dell'automotive
07 Ottobre 2025 - 07:57
Dopo Iveco, anche Italdesign, l'ex creatura di Giorgetto Giugiaro passa agli indiani: indiani che non si occupano neppure di automotive ma di tecnologia. Che ne sarà quindi di un altro pezzo prezioso dell’automotive torinese?
A rendere nota la cosa sono i colleghi del Corriere della Sera, anticipando – nonostante la consegna del silenzio ai dipendenti, in cui sarebbero compresi i sindacalisti, dell’azienda di Moncalieri alle porte di Torino – la visita, questo giovedì, dei manager della UST, multinazionale californiana ma a capitale indiano con sede anche a Kemala, dove ha sviluppato un campus di ricerca per software e intelligenza artificiale. La UST, infatti, è quella che in gergo si definisce “ittica”, si occupa di tecnologia: cosa c’entra con design e automotive?
Due miliardi di dollari di fatturato, 30mila dipendenti, presieduta da Paras Chandaria e con Krisnha Sudheendra come CEO, la multinazionale - di cui vi avevamo riferito l'interesse tempo fa, come potete leggere nell'articolo qui sopra - spazia in realtà anche nel campo della sanità (sempre in chiave biotech) e della finanza. L’eventuale investimento in Italdesign, con i suoi 3.100 dipendenti, sarebbe, al di là del “matrimonio” fra tecnologie digitali e la struttura delle automobili, solo in ottica speculativa?
Italdesign appartiene ad Audi del gruppo Volkswagen e da Ingolstadt dipende il 70% delle commesse lavorative. In casa tedesca, però, alle prese con la crisi automotive e un impressionante piano di contenimento dei costi, si è deciso di tagliare diversi rami, probabilmente internalizzando anche le risorse di design e progettazione. Quindi, cosa accadrà?
Il mondo automotive si trasforma, diventa globale e il caso Stellantis – mai compreso abbastanza nella sua portata – ne è l’esempio più lampante: di recente ha fatto discutere Iveco, che la Exor degli Agnelli/Elkann sta cedendo agli indiani di Tata Group. Ma in precedenza c’era stata la vicenda Pininfarina: ora fa parte del gruppo indiano Mahindra ed è oggettivamente molto più in salute. Ma nessun passaggio è indolore. I lavoratori attendono.
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