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Il ritorno di Tavares: "Ecco come Elkann mi ha licenziato. Stellantis? Diventerà cinese"

La verità sull'addio nelle parole del manager portoghese fra corse, aziende agricole e attacchi all'UE

Il ritorno di Tavares: "Ecco come Elkann mi ha licenziato. Stellantis? Diventerà cinese"

Stellantis? Potrebbe diventare cinese. È un ritorno shock, come nel suo stile, quello di Carlos Tavares, l'ex ceo del gruppo franco-italiano, che in una intervista al settimanale francese Le Point ne ha per tutti: dall'Europa al suo ex presidente John Elkann e al modo in cui l'ha licenziato. 

Carlos Tavares oggi fa vita ritirata nel suo Portogallo: si dedica alle corse automobilistiche come pilota, restaura auto d'epoca, porta avanti la sua azienda agricola dove produce vino Porto e olive, segue la gestione di cinque hotel e prepara - come riferisce la testata Automoto.it - investimenti nella compagnia aerea Azores e nel circuito dell’Estoril dove Ayrton Senna conquistò la prima vittoria in Formula 1 nel 1985". 

E proprio qui, l'anno scorso, maturò il clamoroso divorzio da Stellantis, il gruppo di cui era ceo fin dalla nascita, in seguito alla fusione fra Fca e Psa. Anni segnati da clamorosi dividendi e drastiche politiche di produzione, dalla virata sull'elettrico all'addio shock, consumato in una domenica pomeriggio. "Elkann mi chiamò per dirmi che non si fidava più di me - spiega il manager portoghese nell'intervista -. Mi disse di fermarmi di tornare al punto di partenza". 

In quel momento, Stellantis stava precipitando: mercato americano in tilt, green deal fallimentare, profitti in caduta libera, sindacati e anche azionisti contro. Ma Tavares non cambiò idea: "Bisognava decidere se lamentarsi come tutti o sfruttare la pausa per accelerare. Io ho scelto di accelerare, per i miei nipoti, per il clima”. E allora ecco l'addio. E la maxi liquidazione legata al suo stipendio da 36 milioni di euro annui: "Un calciatore può guadagnare 100 milioni e un manager no? - replica - Era un contratto, non un privilegio. Essere un capo è un lavoro rischioso. E io sono stato il capo, nel bene e nel male".

Anche nella scelta di perseguire un obiettivo sbagliato? "Seguivo un piano già validato" ricorda, suggerendo che quel "validato" intenda gli azionisti come lo stesso Elkann. Un piano basato sul full electric, contro il gigante cinese riguardo cui ora dice che "i dazi sono una toppa su una gamba di legno. I cinesi produrranno in Europa, con costi europei, e a quel punto sarà l’industria europea a diventare cinese". Anche Stellantis, che con lui varò la joint venture con Leapmotor? "Se Stellantis dovesse fallire, potrebbero persino ricomprarla".

Con un libro in uscita - "Un pilota nella tempesta" - Tavares non sembra pensare al ritorno nell'automotive: "È un mondo estremamente violento, condizionato da dazi, regolamenti e tensioni geopolitiche" con l'Europa dogmatica nelle sue imposizioni e che "allontana i talenti dall'industria". Prova ne sia l'addio di Luca De Meo a Renault in favore del lusso di Kering.

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