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Il caso
08 Novembre 2025 - 07:00
Ai Murazzi sono tornate le baby gang
«Signori, qui a 15 anni ti ammazzano. I reati sono prettamente legati a movida violenta, uso e abuso di sostanze stupefacenti e alcol, emulazione, egocentrismo». Il consulente medico legale del Tribunale Ordinario di Torino, nonché criminologo clinico, Emilio Chiodo, spiazza la sala, fornendo il ritratto dei minori che delinquono sotto la Mole. L’occasione è il convegno organizzato dal sindacato Fsp Polizia di Torino giovedì scorso, dal titolo: «L’impatto del disagio sociale delle periferie torinesi sul sistema sicurezza». Un impatto che si ripercuote, da quel che confermano i dati, in misura assai maggiore sui minori con origini straniere.
La fotografia dei “criminali” minori di oggi sembrerebbe, infatti, il frutto di un «mix tra crisi economica, disoccupazione e quindi insicurezza dovuta alla conseguente delinquenza che ha preso piede», spiega Luca Pantanella, segretario provinciale della Fsp Polizia di Stato, tra i relatori del convegno. A corroborare questa tesi ci sono i dati dell’Osservatorio sulla Sicurezza 2024, snocciolati da Chiodo. Da questi si evidenzia che su poco più di 1.000 denunciati e/o arrestati nella Città metropolitana di Torino 800 sono stranieri. Una differenza notevole rispetto a Roma, dove lo stacco significativo tra minori stranieri e minori italiani è quasi nullo. Che il 70% dei minori denunciati e/o arrestati per violenza sessuale è straniero. E le denunce per questo reato in solo un anno — tra il 2022 e il 2023 — sono raddoppiate.
In questo quadro aumentano le rapine (+17% in un anno) mentre si riducono i casi di furto (-24% in un solo anno). È uno spaccato che fa emergere tante fragilità.
Il profilo
In primis, secondo Chiodo, la mancanza di politiche di strada: «Le seconde generazioni di stranieri sono cresciute in passato con genitori che avevano un lavoro e una famiglia più stabili, oggi non è così».
Il criminologo clinico Sergio Caruso, invece, avverte sulla complessità del momento: «I crimini — conferma — riflettono la personalità di chi li compie. Questo momento racconta un’emergenza evolutiva. I “maranza” e gli attori delle baby-gang hanno grosse difficoltà a integrarsi». Sono per lo più “relegati” alle periferie delle città del Nord, come mostrano i dati torinesi. «Ma le cause — avverte Caruso — sono molteplici».
I maranza narcisisti
Emerge una parte più mediatica di questi crimini rispetto al passato, in cui i minori, più o meno consapevolmente, si autodenunciano, ma lo fanno ugualmente. Come mai? «Registrare e mettere sui social ha un effetto amplificatore. Afferma la loro identità. E poi emerge un certo sadismo, un piacere di far male, e un importante narcisismo di fondo», spiega Caruso.
Uno degli aspetti che emergerebbe, infatti, è anche la figura del “palo da ripresa”: colui il quale, all’interno della “gang”, certifica l’episodio che sta avvenendo con un video condiviso sui social media. Un caso emblematico è la “spedizione punitiva” di Said Alì — che si è rinominato Don Alì, nonché “re dei maranza” — nei confronti di un maestro di scuola elementare del torinese. Qualche settimana fa, infatti, Don Alì, insieme ad altri due “scagnozzi”, avrebbe minacciato il maestro della scuola Suore Immacolatine di via Vestigné. Uno dei “suoi” al seguito riprendeva tutto, sotto minaccia di divulgarlo per “svergognare il maestro”, reo — senza alcuna prova — di avere «abusato di un alunno».
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