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l'autunno caldo

Scuole, un mese di proteste e violenze: ed è già allerta per lo sciopero generale

Occupazioni, assemblee e scontri di piazza. Le scuole sono in subbuglio e sale la tensione per il 14 novembre

Licei occupati e assemblee: le scuole di Torino si mobilitano per Gaza

Occupazioni, autogestioni, presidi lasciati fuori dagli istituti. Ed episodi violenti, come il caso del 16enne denunciato dopo aver preso a calci i poliziotti o il tentativo di rovesciare una camionetta del Reparto mobile durante un corteo. Iniziava poco più di un mese fa l’autunno “caldo” delle scuole di Torino. Approfittando del secondo anniversario della guerra in Medio Oriente, gli studenti hanno iniziato le proteste. Chi occupando gli spazi, impedendo lo svolgersi delle lezioni. Altri si sono riuniti in assemblea. Altri ancora hanno alzato la tensione, come all’Einstein, dov’è dovuta intervenire la polizia. Autunno caldo che non è finito, perché si avvicina il 14 novembre: giorno dello sciopero generale con proteste e cortei (e probabili scontri) in 30 città. Torino compresa.

Le occupazioni
Gioberti, Primo, Einstein, Cattaneo, Galileo Ferraris, Copernico, Gobetti, Beccari, Berti, Alfieri, D’Azeglio, Cavour, Regina Margherita, Giulio, Convitto, Giordano Bruno, Santorre di Santarosa. Questi gli istituti occupati, solo per rimanere a Torino. In provincia, Pascal a Giaveno, Porporato e Buniva a Pinerolo. E altri ancora. Nel secondo anniversario del conflitto a Gaza, sono iniziate le occupazioni nelle scuole. Si arrivava dalle settimane dei cortei per la Global Sumud Flotilla, dalle devastazioni alle Ogr quando c’era l’Italian Tech Week, dal folle assalto alla Leonardo con le auto dei dipendenti sfasciate e dalla guerriglia a Porta Susa, in piazza Castello e in via Po. Dopo le piazze, l’onda studentesca si è spostata negli edifici scolastici. E anche nelle università perché ad essere oggetto di contestazione è stato anche l’insediamento, il 1° ottobre, della nuova rettrice di Unito, Cristina Prandi.

La violenza
Non ci sono state solo assemblee, striscioni e occupazioni pacifiche, perché non sono mancate le occasioni in cui, nelle scuole, si è superato il limite. Il caso più eclatante, il 27 ottobre scorso: al liceo Einstein di via Bologna. Un gruppo di militanti di Gioventù Nazionale Torino (anche se Gioventù Nazionale ha smentito l’affiliazione) stava volantinando davanti ai cancelli del liceo contro la cultura “maranza”. A impedire il volantinaggio, i collettivi studenteschi, tra i quali c’erano alcuni membri del centro sociale Askatasuna di corso Regina Margherita, noti alle forze dell’ordine. E’ scoppiata la rissa, con l’intervento immediato del Reparto mobile della polizia. Uno studente, di 16 anni, ha tirato calci e pugni agli agenti. L’esagitato è stato preso, gli sono state messe delle manette ed è stato portato via per essere identificato. E’ stato poi denunciato per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Durante le proteste, era stato lasciato fuori dai cancelli il preside Michele Chiauzza. Nel pomeriggio, è partito un corteo, sempre degli studenti dell’Einstein. I manifestanti hanno tentato di rovesciare una camionetta della polizia, lanciando uova contro la sede di Fratelli d’Italia in via Martorelli, a Barriera di Milano. Anche nei giorni precedenti, va detto, c’erano state tensioni durante i volantinaggi davanti alle scuole. In tutte queste circostanze, si intravedeva un aspetto comune: a partecipare a proteste e scontri, c’erano spesso membri del centro sociale Askatasuna di corso Regina. Soggetti noti alle forze dell’ordine per gli scontri di piazza.

Lo sciopero generale
La tensione non è destinata a finire. E c’è una data da cerchiare col rosso in calendario: venerdì 14 novembre, giorno dello sciopero generale proclamato dall’Unione degli studenti (Uds) che coinvolgerà 30 città italiane, compresa Torino. Nel mirino c’è l’idea di scuola promossa dal ministro Valditara, dalla riforma del voto in condotta a quella dell’esame di maturità passando per le nuove indicazioni nazionali per le elementari e le medie. Per l’Uds si tratta di «tasselli di un progetto politico che punta a trasformare la scuola in senso conservatore, autoritario e produttivistico». Ma è lecito aspettarsi che difficilmente, il prossimo 14 novembre, si parlerà di riforma scolastica. Le piazze sono già in fermento, le forze dell’ordine allertate: ci saranno manifestazioni, occupazioni e probabili scontri. E ci saranno i centri sociali in prima linea, forse anche i “maranza” già reclutati in passato per i tafferugli in piazza.

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