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Il caso

Il monito di Repole: «Senza i doni la società è destinata a disgregarsi»

Il cardinale alla Fondazione Crt, ad audirlo anche gli esponenti del Coordinamento Interfedi "Noi con Voi"

Conclave, anche il cardinale Roberto Repole, arcivescovo di Torino, è tra i papabili

Il cardinale Roberto Repole

Il dono come forma di libertà, come espressione più profonda dell’essere umano e fondamento della convivenza civile. È stato questo il filo conduttore della conferenza ospitata ieri sera presso la sede della Fondazione CRT, organizzata insieme al Coordinamento Interconfessionale “Noi siamo con voi”, che riunisce le principali comunità religiose e culturali di Torino.

Ospite dell’eccellenza nella casa di Fondazione CRT, l’arcivescovo di Torino, mons. Roberto Repole, che ha condotto il pubblico alla comprensione del titolo dell’incontro: “Il dono. Dimensione essenziale per l’esistenza della società”. A prendere la parola, oltre alla presidente della Fondazione Anna Maria Poggi, il consigliere di Indirizzo di Fondazione CRT e portavoce del Coordinamento interconfessionale Giampiero Leo. Presenti anche numerosi rappresentanti delle istituzioni civili e religiose cittadine: dal prefetto di Torino Donato Cafagna, allo scrittore e intellettuale, nonché capo del centro culturale Italo-Arabo Younis Tawfik, al presidente della Comunità Ebraica Dario Disegni, al rabbino capo Ariel Finzi, alla vicepresidente del Senato Anna Rossomando, alla vicesindaca della città di Torino Michela Favaro.

«Cura, crescita e meraviglia sono le tre parole che accompagnano la nostra riflessione quotidiana su cosa significhi essere una Fondazione – ha detto Anna Maria Poggi aprendo la serata –. Ci interroghiamo spesso su come il nostro operato possa contribuire a generare legami e fiducia. Eroghiamo risorse che non ci appartengono, perciò abbiamo una tripla responsabilità verso la comunità: economica, sociale e morale. Il nostro impegno è restituire valore, in dialogo costante con tutte le componenti della città».

L’incontro, nato da una proposta condivisa all’interno del Coordinamento Interconfessionale, ha preso spunto da un passaggio dell’omelia di San Giovanni del cardinale Repole, come ha ricordato Leo: «L’idea è maturata durante una riunione del Coordinamento. Dopo l’omelia di San Giovanni, ci siamo detti che la parte più alta, spirituale e umana del suo discorso rischiava di restare in ombra, come se fosse un trattato di economia. E invece il tema del dono, nella sua dimensione di gratuità, era ed è una delle questioni più profonde del nostro tempo. Da qui il desiderio di proseguire quel dialogo, facendone occasione d’incontro tra fedi, culture e istituzioni».

Il suo intervento lo scorso giugno, infatti, aveva scosso gli animi per la forte critica sociale, puntando il dito contro l’immobilità dei capitali tipica dell’anziana società torinese.

«Il dono – ha detto ieri sera Repole –. In realtà, è una delle esperienze più complesse dell’uomo, perché mette in gioco la libertà sia di chi dona sia di chi riceve. Donare non significa attendersi un contraccambio, ma aprire uno spazio di libertà reciproca. Il dono autentico fonda la coesione sociale su un principio diverso dal mercato: quello della gratuità». Il vescovo ha poi invitato a una riflessione più ampia sul ruolo delle istituzioni, comprese quelle economiche e filantropiche. «Una società che non può più contare sulla fiducia e sulla gratuità è destinata ad autodistruggersi – ha aggiunto –. Senza il dono, restano solo i luoghi dello scambio, ma non quelli della vita. La vera ricchezza di una comunità è ciò che si costruisce nella gratuità, nella capacità di riconoscere ciò che abbiamo ricevuto e di restituirlo in libertà».

In chiusura, Patrizia Polliotto, segretaria generale della Fondazione, ha sottolineato il valore simbolico e civico di incontri come questo: «La presenza del Coordinamento Interconfessionale testimonia quanto sia importante tenere vivo il dialogo tra fedi e istituzioni. Torino è una città dove la pluralità religiosa e culturale non è un problema, ma una risorsa».

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