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Le crisi industriali
14 Novembre 2025 - 22:35
A volte le decisioni più pesanti non si prendono attorno a un tavolo, ma ai cancelli di una fabbrica. È quello che suggerisce quanto accaduto a Moncalieri, dove il presidio dei lavoratori di Italdesign ha fatto da contrappunto al consiglio di sorveglianza del gruppo Volkswagen. Il risultato? La decisione sulla vendita di Italdesign alla UST Global, multinazionale americana a capitale indiano, è stata rinviata. È un segnale di ascolto o una mossa tattica per prendere tempo? La risposta, per ora, resta sospesa tra Torino e Wolfsburg, ma intanto dalla piazza arriva un messaggio chiaro: i lavoratori non vogliono essere spettatori di una partita che riguarda direttamente il loro futuro.
Il rinvio e il suo significato
“Volkswagen ha rinviato la decisione sulla vendita di Italdesign”. A dichiararlo è Gianni Mannori della Fiom di Torino, che ha spiegato come la manifestazione, organizzata in concomitanza con la riunione del consiglio di sorveglianza del gruppo tedesco, abbia contribuito a spostare più avanti l’asse della decisione. Nelle sue parole, l’effetto della mobilitazione non è secondario: la presenza, inedita e rumorosa, di una delegazione di lavoratori di Lamborghini e Ducati avrebbe “dato molto fastidio a Volkswagen”, al punto da spingere a rimandare il dossier. Dunque, la vendita non è sfumata, ma la scelta è slittata. E questo apre una fase nuova, nella quale si prospetta “un altro incontro”, probabilmente “dalla Germania, a Wolfsburg”, anche se al momento “non è ancora ufficiale”.
In 300 davanti alla sede a Moncalieri
La giornata, racconta ancora Mannori, “è andata molto bene”, con “una presenza effettiva in azienda di circa 400 persone”, e “circa 300” al presidio esterno, “solo della sede di Moncalieri” dell'azienda fondata da Giorgetto Giugiaro. Davanti, striscioni con scritto "Siamo del Gruppo solo per gli utili o siamo utili per il gruppo?". Cosa c’è in gioco, al netto delle formule societarie? C’è la percezione di essere parte integrante di una catena del valore che non si ferma ai confini, ma che vive di competenze, relazioni, specializzazioni. C’è la consapevolezza che ogni decisione sugli asset industriali produce onde lunghe su occupazione, indotto, progettualità. E c’è, infine, una domanda destinata a rimanere centrale: quale considerazione hanno i vertici del gruppo per i poli strategici al di fuori della Germania?
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