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Le crisi industriali

Italdesign agli indiani, in 300 davanti all'azienda: così Volkswagen rinvia la decisione

Presidio FIOM, delegazioni di Lamborghini e Ducati, attesa per nuovo incontro a Wolfsburg

Volkswagen rinvia la decisione su Italdesign: il messaggio che arriva da Moncalieri

A volte le decisioni più pesanti non si prendono attorno a un tavolo, ma ai cancelli di una fabbrica. È quello che suggerisce quanto accaduto a Moncalieri, dove il presidio dei lavoratori di Italdesign ha fatto da contrappunto al consiglio di sorveglianza del gruppo Volkswagen. Il risultato? La decisione sulla vendita di Italdesign alla UST Global, multinazionale americana a capitale indiano, è stata rinviata. È un segnale di ascolto o una mossa tattica per prendere tempo? La risposta, per ora, resta sospesa tra Torino e Wolfsburg, ma intanto dalla piazza arriva un messaggio chiaro: i lavoratori non vogliono essere spettatori di una partita che riguarda direttamente il loro futuro.

Il rinvio e il suo significato
Volkswagen ha rinviato la decisione sulla vendita di Italdesign”. A dichiararlo è Gianni Mannori della Fiom di Torino, che ha spiegato come la manifestazione, organizzata in concomitanza con la riunione del consiglio di sorveglianza del gruppo tedesco, abbia contribuito a spostare più avanti l’asse della decisione. Nelle sue parole, l’effetto della mobilitazione non è secondario: la presenza, inedita e rumorosa, di una delegazione di lavoratori di Lamborghini e Ducati avrebbe “dato molto fastidio a Volkswagen”, al punto da spingere a rimandare il dossier. Dunque, la vendita non è sfumata, ma la scelta è slittata. E questo apre una fase nuova, nella quale si prospetta “un altro incontro”, probabilmente “dalla Germania, a Wolfsburg”, anche se al momento “non è ancora ufficiale”.



In 300 davanti alla sede a Moncalieri
La giornata, racconta ancora Mannori, “è andata molto bene”, con “una presenza effettiva in azienda di circa 400 persone”, e “circa 300” al presidio esterno, “solo della sede di Moncalieri” dell'azienda fondata da Giorgetto Giugiaro. Davanti, striscioni con scritto "Siamo del Gruppo solo per gli utili o siamo utili per il gruppo?". Cosa c’è in gioco, al netto delle formule societarie? C’è la percezione di essere parte integrante di una catena del valore che non si ferma ai confini, ma che vive di competenze, relazioni, specializzazioni. C’è la consapevolezza che ogni decisione sugli asset industriali produce onde lunghe su occupazione, indotto, progettualità. E c’è, infine, una domanda destinata a rimanere centrale: quale considerazione hanno i vertici del gruppo per i poli strategici al di fuori della Germania?



Oltre il Piemonte: il "precedente" che inquieta
Non è un caso che tra i presenti ci fosse una delegazione di lavoratori di Lamborghini e Ducati. La loro partecipazione non è un gesto simbolico, ma un segnale di allerta condivisa: se quanto avviene a Moncalieri diventa un precedente, quali potrebbero essere le conseguenze per gli altri marchi del gruppo localizzati fuori dalla Germania? È una domanda che contiene già una parte di risposta: quando un grande gruppo valuta dismissioni o riorganizzazioni, spesso ragiona per perimetri e cluster territoriali. Da qui la preoccupazione che un’operazione su Italdesign apra un varco, spostando il baricentro decisionale e operativo ancora di più verso i confini nazionali della casa madre. 



La politica c'è, ma non tutta
Il presidio di Moncalieri ha visto la partecipazione di rappresentanti istituzionali: le consigliere Monica Canalis (PD), Valentina Cera (AVS) e Laura Pompeo, il sindaco di Moncalieri Paolo Montagna, i parlamentari Marco Grimaldi e Chiara Appendino. Ma, come segnala Mannori, “grandi assenti in tutta questa partita sono stati il governo regionale e quello nazionale, mentre ci saremmo aspettati maggiore attenzione, magari con la convocazione dei vertici di un'azienda che rappresenta il Made in Italy”. Ma, di fatto, da molto tempo in mano tedesca. 

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