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Barriera, ecco gli “impuniti” dello spaccio: la droga scorre davanti ai poliziotti

Viaggio nelle piazze dei pusher tra corso Palermo, via Monte Rosa e corso Giulio Cesare. Cocaina e crack a due passi dalle volanti

Lo spaccio a Barriera di Milano

Lo spaccio a Barriera di Milano

La volante della polizia e il mezzo dell’esercito presidiano i giardini Montanaro, un tempo cuore dello spaccio di Barriera di Milano. Un triangolo di quartiere che da quando è partito il piano “Strade sicure” è libero dall’illegalità. Ma parliamo di un centinaio di metri quadrati. Perché prima, e dopo, la droga scorre. E scorre anche in via Renato Martorelli, dove c’è un blindato del Reparto mobile della polizia, con fuori cinque o sei agenti. Eppure si spaccia lo stesso.

Via Martorelli che due giorni fa ha accolto Paolo Del Debbio, conduttore Mediaset arrivato a Torino dopo che la sua troupe è stata aggredita dalla gang di Don Alì.

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Don Alì però in quest’angolo di Barriera non c’è. Perché né lui né altri “maranza” sono riusciti a spodestare i centrafricani quando si tratta di spaccio di droga. Senegal, Gabon, Guinea, Costa d’Avorio. Le nazioni dominanti sono queste. Ivoriano era Mamoud Diane, assassinato in via Monte Rosa il 2 maggio. Spacciava, Mamoud Diane, ed è stato ucciso in una rissa (tutti liberi gli indagati, dopo il Riesame). All’angolo dove è stato accoltellato, i pusher dominano la strada. Saluti, pacche e strette di mano. Mani che poi vanno nelle tasche dei giubbotti pesanti e pescano “palline” o banconote. In quell’angolo, tra via Monte Rosa e corso Novara, nessun residente passa sul marciapiede. Il marciapiede è “loro”, è degli spacciatori.

In corso Palermo, ecco polizia e militari. Ma appunto, 50 metri prima e 50 metri dopo ci sono cocaina, eroina e crack distribuiti da spacciatori di colore. Giubbotto pesante col cappuccio a coprire la testa, pantaloni della tuta e scarpe sportive. Così si vestono i pusher e lo stesso abbigliamento lo hanno le vedette. Niente ciuccio, come aveva in bocca qualcuno a Mirafiori, nel precedente reportage. Ci sono però i monopattini, con a bordo i venditori di droga che sfrecciano a tutta velocità. Lo spaccio inizia nel primo pomeriggio, per poi proseguire con sempre più pusher al calar del sole. Se ne contano fino a quindici in un solo isolato, di pusher.

Davanti a un distributore automatico due africani si salutano, poi uno infila la mano nella tasca dell’altro ed estrae la droga. Molti in mano hanno i telefonini, per chiamare i clienti o per avvisare (come fanno le vedette) se passa la polizia o se transita una macchina “sospetta”. La polizia c’è, così come ci sono i militari. Ma gli spacciatori non cessano l’attività, in barba alle volanti.

Tossici e crack
C’è lo spaccio. Ma c’è anche chi quella droga la consuma. Dal venditore al consumatore, ecco il brulicare di tossici. Sempre a Torino nord, in via Cigna l’area compresa tra l’ex Gondrand, il giardino e le piscine Sempione è sempre un “Tossic park”. Fumatori di crack consumano lo stupefacente e si sono fatti rifugi di fortuna. A poco servono i blitz e gli sgomberi, perché la “crack house” in quel luogo si riforma sempre. Così come sono sempre occupate le piscine Sempione, a pochi passi dall’asd Rebaudengo. Ragazzi giovani ma già con volti e corpi divorati dalla droga, crack su tutti, si aggirano come fantasmi in quelli che un tempo erano gli spogliatoi. Il 5 novembre, un’operazione della polizia aveva compiuto - con tanto di ragno meccanico - l’ennesimo sgombero. Ma servirà molto di più per smantellare il “Tossic park” in quell’angolo di Torino. Un mese fa, al Sempione un 16enne era stato vittima di un sequestro ad opera di un 28enne e un 40enne, arrestati (anche se subito rilasciati). Per un debito di droga. Succede anche questo, nel “Tossic park”. Mentre a meno di un chilometro, si spaccia davanti alla polizia. E non per colpa degli agenti.

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