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la Prevenzione suicidi insufficiente

Dramma nel carcere delle Vallette, detenuto 50enne trovato morto in cella

L’uomo è stato rinvenuto nella notte all’interno della sua cella. Le organizzazioni sindacali chiedono un potenziamento del personale

Dramma nel carcere delle Vallette, detenuto 50enne trovato morto in cella

Immagine di repertorio

Dramma nel carcere delle Vallette, dove poco dopo l'una di notte un detenuto 50enne è stato trovato morto all’interno della propria cella nella decima sezione del Padiglione C. L’uomo si sarebbe tolto la vita utilizzando un cappio ricavato da stoffa, fissato allo spioncino della porta blindata. L’anomalia nel blindo è stata notata da un agente della polizia penitenziaria durante il giro di controllo notturno.

Nonostante lo spioncino fosse bloccato, il poliziotto è riuscito ad aprire parzialmente la porta, constatando la situazione e avviando i soccorsi con il supporto del personale in servizio. L’intervento del 118 è stato immediato, ma il decesso del detenuto è stato dichiarato alle 2.30.

Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe) ha espresso solidarietà al personale coinvolto e ha evidenziato le criticità organizzative che emergono da episodi di questo tipo. Il sindacato sottolinea come nelle strutture penitenziarie le carenze di organico impongano alla polizia penitenziaria di svolgere compiti aggiuntivi rispetto alle proprie funzioni, comprese attività di natura sanitaria e psicologica.

Il segretario Vicente Santilli richiama la necessità di rafforzare il personale medico e psicologico, indicando il supporto agli operatori come elemento essenziale per la gestione di situazioni ad alto impatto emotivo. Il segretario generale Donato Capece ricorda che il suicidio rappresenta una delle principali cause di morte negli istituti penitenziari, evidenziando il ruolo della prevenzione all’interno delle strutture.

Anche l’Osapp, attraverso il segretario generale Leo Beneduci, segnala criticità nella dotazione di personale, mezzi e organizzazione del sistema penitenziario, sostenendo che tali carenze incidono sulla capacità del Corpo di effettuare un’adeguata attività di vigilanza e prevenzione, inclusa quella relativa ai comportamenti autolesivi dei detenuti.

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