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Cucina piemontese
23 Novembre 2025 - 18:00
Pochi piatti piemontesi racchiudono tanta storia come la Bagna Cauda. Ingredienti semplici ma potenti — acciughe, olio extravergine ligure e aglio in abbondanza — si trasformano in una salsa calda e avvolgente, ideale per immergervi le verdure autunnali come il celebre cardo gobbo di Nizza Monferrato. Questo piatto non è solo una ricetta: è un vero e proprio rituale, le cui origini risalgono al tardo Medioevo.

Tradizionalmente preparata dagli uomini nelle cantine, la Bagna Cauda celebrava la fine dei lavori agricoli e l’inizio della spillatura del vino nuovo. Era un piatto povero ma elegante, perché gli ingredienti come le acciughe erano allora considerati preziosi e non comuni. Ancora oggi è protagonista delle tavole invernali, evocando convivialità e calore familiare.
Ma perché l’acciuga, pesce di mare, è arrivata fino al Piemonte, una regione senza accesso al mare? La risposta si intreccia tra storie di commercianti itineranti e rotte commerciali storiche. Gli “acciugai” della Val Maira, ambulanti instancabili, portavano le acciughe in barili per le montagne, conquistando pian piano anche Lombardia ed Emilia-Romagna. Attraverso la loro attività, il pesce azzurro si radicò nella cucina alpina, diventando simbolo di tradizione e maestria culinaria.
Oggi, preparare la Bagna Cauda è un viaggio nel tempo. Alcuni cucinano l’aglio intero con le acciughe, altri preferiscono farlo ammollare nel latte o tritarlo finemente, aggiungendo a volte burro o panna per ammorbidire il sapore. Il segreto è la cottura lenta, che permette agli ingredienti di amalgamarsi senza bollire.
Le verdure da intingere, rigorosamente di stagione, includono topinambur, verze, sedano, finocchi, rape e porri. A volte si aggiungono patate bollite, cipolle o peperoni cotti. Per chi desidera un tocco gourmet, si può completare il piatto con un uovo strapazzato nella salsa rimasta o una spolverata di tartufo. La Bagna Cauda accompagna perfettamente anche il tradizionale Bollito misto piemontese, diventando così un simbolo della cucina di montagna, capace di unire passato e presente.
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