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La storia
24 Dicembre 2025 - 07:37
Fumogeni arrivati davanti alle vetrine e poi propagatisi all'interno degli esercizi commerciali. Clienti che si fiondavano in negozio - praticamente barricato - per cercare un posto sicuro, fino a che le acque non si fossero calmate. Non prima di qualche ora.
Per Guido Monticone, titolare del negozio di abbigliamento tecnico "Emozioni sportive" da circa 35 anni e i suoi dipendenti, è stato un sabato pomeriggio scorso in negozio trascorso in modo decisamente insolito. Proprio l'ultimo fine settimana prima di Natale, quello in cui tradizionalmente i più ritardatari si affaccendano alla ricerca di qualche regalo last minute o recuperano quel che serve per la settimana bianca, quello della ressa dello shopping, si è trasformato in un incubo.
"Era il 20 di dicembre, come si può pensare di rimanere chiusi?", domanda retorica una delle dipendenti, mentre racconta concitata l'accaduto. Proprio in quel giorno, infatti, era stato organizzato il corteo di "rappresaglia" successivo allo sgombero del centro sociale di corso Regina Margherita 47: Askatasuna.
"Eravamo circa 10 persone, tra clienti che si erano rifugiati qui dentro, rifiutandosi - per la guerriglia in corso - di uscire, e altri che invece chiedevano di entrare per scampare ai lacrimogeni".
Quello all'angolo con via Bava, infatti, è stato un punto strategico di corso Regina Margherita, dove molti dei partecipanti al corteo, nel corso del suo momento tutt'altro che pacifico, svicolavano per scampare agli agenti.
"Ogni settimana ce l'hanno con qualcuno. Dai Pro-Pal andando indietro, ogni santa manifestazione è così", si sfoga infine Monticone.
Un episodio che riaccende le preoccupazioni dei commercianti della zona, e che ha spinto proprio oggi, le associazioni di categoria a chiedere dei sussidi.
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