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LA DENUNCIA

Sanità e Asl, conti in "rosso" per 21 milioni di euro

La Corte dei Conti “bacchetta” le Regioni per i conti della sanità e l’emergenza dei pronto soccorso: solo in Piemonte mancano 203 medici

Sanità e Asl hanno i conti in "rosso" per 21 milioni di euro

Per la sanità è allarme rosso. E che sia stato pubblicato alla vigilia della «più grande manifestazione mai organizzata in Piemonte a difesa dell’assistenza pubblica», come rivendicano sindacati e associazioni di settore che l’hanno organizzata, lo si capisce dall’aria che tira in Regione, nel commentare la pubblicazione del Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti. Una “sentenza“ che non fa sconti e riporta, nero su bianco, la conferma di quanto già aveva denunciato l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, appena due mesi fa. Le Aziende sanitarie locali, un po’ in tutte le Regioni, hanno i conti in “rosso” e ad un passo dal piano di rientro. Solo per il Piemonte si parla di un “buco” di almeno 21 milioni di euro.

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Nessuno sconto
A livello nazionale, scrivono i magistrati contabili, «il peggioramento dei conti è da ricondurre soprattutto alle Regioni a statuto ordinario del Nord, che passano da un avanzo di 40 milioni del 2021 a un disavanzo di circa 178 milioni: un andamento essenzialmente dovuto a Piemonte, Liguria ed Emilia che presentano un disavanzo di 186 milioni di euro». Un campanello d’allarme che era già suonato lo scorso anno, quando specie per il mancato rimborso da parte dell’allora ministro Roberto Speranza delle spese anticipate per affrontare la pandemia di Covid, si era sfiorato il ritorno al “piano di rientro”. Peggio era andata ancora prima della pandemia. Tant’è che, dodici mesi fa, non fosse stato per 300 milioni di fondi strutturali europei anticipati dal governatore Alberto Cirio per chiudere i conti. Perché il passo successivo sarebbe stato l’ingresso nell’anticamera di un vero e proprio commissariamento da parte del ministero della Salute.

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«Asl sotto controllo»
«Sono già cominciati gli incontri con le Aziende sanitarie locali proprio per monitorare i bilanci e capire dove ci possono essere delle difficoltà e come fare, eventualmente, a gestirle - chiosano dal Palazzo della Regione -. Fermo restando che la situazione è particolarmente complessa perché il Piemonte, come altre Regioni, lo scorso anno e in quelli precedenti ha fatto uno sforzo enorme per tenere i bilanci in equilibrio e compensare le spese Covid. Parliamo di oltre 350 milioni di euro di risorse proprie, anticipate rispetto a quelle che ora attendiamo dal governo. E questo crea un affaticamento rispetto ai conti non da poco che riguardano il Piemonte ma anche tutte le altre Regioni che sono in una condizione analoga».

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La “sentenza”
A non far sconti, però. sono i magistrati contabili a sezioni riunite che, nella disamina puntuale dei conti pubblici, confermano come per il 25% delle prestazioni e il recupero delle liste d’attesa, ci si affidi alla sanità privata. Garantendo a quest’ultima un fatturato “pro bono” per cliniche e ambulatori di almeno 37 milioni di euro, a coprire le carenze del pubblico. E poi, la lista delle “emergenze”. A partire da quella dei pronto soccorso e della carenza di personale.

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Emergenza “pronto”
Non è un caso che sia una delle istanze che, oggi, porterà in piazza il Comitato per la tutela della salute e alle cure - che la Corte dei Conti indica in almeno 203 dirigenti medici in meno rispetto al fabbisogno.
«Una carenza cui, però, non sembra si riesca a sopperire neanche aumentando i posti a concorso per la specializzazione» sentenzia la Corte, muovendo un’accusa non a senso unico e indicando come alla «carenza strutturale» vada «associata, infatti, la riduzione di interesse dei neolaureati per questa disciplina, per il maggior carico di lavoro rispetto alle altre specializzazioni, per gli orari particolarmente pesanti, per le aggressioni aumentate negli ultimi anni e per la retribuzione considerata insoddisfacente». Insomma, il mestiere non attira nemmeno garantendo “borse di studio”. Anzi, fa persino paura, come dimostrano i dati sulle aggressioni per cui il Viminale ha disposto un rafforzamento della vigilanza, specie, nei pronto soccorso. Quelli del Piemonte, in particolare, per funzionare senza finire nel caos delle lunghe attese, per i pazienti, avrebbero bisogno di almeno 655 dottori. E ne hanno appena 453. Ne mancano 203, appunto, ma forse anche di più visto il progressivo abbandono della professione che dilaga ormai come un contagio, un po’ in tutta Italia.

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