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Il caso

Le parole di Turetta dopo l'ergastolo: "Me lo aspettavo, è giusto. Non chiamerò i miei genitori"

Il 22enne condannato per l'omicidio di Giulia Cecchettin rilascia dichiarazioni inaspettate dopo il verdetto

Filippo Turetta (Fonte Ansa)

Filippo Turetta (Fonte Ansa)

Martedì 3 dicembre, la Corte di Assise di Verona ha emesso la condanna all'ergastolo per Filippo Turetta, accusato di aver ucciso la 22enne Giulia Cecchettin, ex fidanzata, con 75 coltellate. Dopo la lettura della sentenza, Turetta ha reagito con freddezza e distacco.  Al termine di una lunga giornata in tribunale, il giovane, circondato da agenti della polizia penitenziaria, ha commentato la condanna con il suo avvocato: “Mi aspettavo la condanna. È giusto”.

Nonostante il clamore mediatico che ha seguito ogni fase del processo, i genitori di Turetta non hanno mai partecipato alle udienze. La scelta di evitare l’aula di tribunale è stata spiegata con il desiderio di non interferire nel procedimento legale e di evitare la pressione della calca mediatica. Ora, dopo la condanna, la famiglia ha chiesto il rispetto della propria privacy, astenendosi da qualsiasi dichiarazione pubblica. "Non rilasciamo alcun commento", ha dichiarato l'avvocato della famiglia, Paola Rubini.

Turetta, interrogato sulla possibilità di contattare i suoi genitori, ha risposto di non essere ancora pronto a farlo. Nonostante la tragedia che ha colpito la sua famiglia, la sua reazione appare lucida e priva di segni di rimorso.

Nel frattempo, il padre di Giulia, Gino Cecchettin, ha espresso il suo disappunto per la decisione del giudice di non riconoscere l'aggravante della crudeltà e dello stalking. "Se 75 coltellate e centinaia di messaggi al giorno non sono considerabili come stalking e crudeltà, allora cosa lo sono?", ha dichiarato il padre della vittima, che tuttavia ha affermato di accettare la sentenza senza polemiche: "Non ho le competenze per criticare i giudici. Accetto la sentenza, qualunque essa fosse stata". Gino Cecchettin ha inoltre sottolineato il dramma personale di scoprire, solo dopo l'omicidio, che il suo aguzzino aveva premeditato ogni dettaglio del delitto, mentre la sua famiglia viveva giorni di apparente serenità.

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