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CAMBIA LA VITA NOTTURNA

Proteste a San Salvario per la stretta sulla movida

Il Comune ha imposto nuove regole. Ma i titolari dei locali come l'hanno presa?

Fonometri, “contapersone”, bicchieri col nome del cocktail-bar stampato sopra. Ma i gestori dei locali non ci stanno ed è polemica per la stretta sulla movida annunciata dal Comune, con le nuove regole che entrano in vigore ora con l’inizio dell’estate. «Adesso basta vedere sempre la movida come un problema - lamenta Luca Granero, titolare del Dash -. Basterebbe far applicare delle piccole regole e tutti lavoreremo meglio». Palazzo Civico, dopo la sentenza del novembre scorso che l’ha condannato a risarcire i residenti di San Salvario, è corso ai ripari per contrastare il baccano nelle zone dove si concentra la vita notturna dei giovani torinesi.

Si parte appunto dai fonometri per misurare i decibel nei locali, poi largo ai "contapersone" per controllare quanta gente entra ed esce - questa misura solo in largo Saluzzo, quartiere San Salvario - fino alle chiusure anticipate dei cocktail-bar che non rispettano le regole. In pratica, si fa strada lo scenario di un divertimento a numero chiuso. «Trovo singolare usare i fonometri o i contapersone - prosegue Granero - in una zona come largo Saluzzo che di sera è molto meno popolata rispetto al periodo pre-Covid. Forse il Comune non si rende conto di come è cambiato il divertimento in questa parte di quartiere dopo la pandemia. Il contapersone? E’ una misura ridicola, i ragazzi che vengono a divertirsi qui non sono delle pecore da schedare». Un concetto ribadito anche da Anna, del Bar Roma, un altro locale sempre in largo Saluzzo: «Noi ci viviamo con questo lavoro. Se il Comune continua ad applicare delle restrizioni sta andando nella direzione sbagliata. Il Covid ha fatto perdere clienti, maggiori controlli danneggerebbero ancora di più questo settore».

Eppure la rotta della giunta Lo Russo è tracciata, con tre delibere che regolamentano la vita notturna non solo di San Salvario, ma anche di Vanchiglia, Borgo Rossini e l’area di piazza Vittorio. Si parte col monitoraggio sonoro, non solo dentro ma anche fuori dai bar, nei dehor. Tramite i fonometri, misuratori del livello di pressione acustica. I gestori dei cocktail bar, da questo punto di vista, dovranno adeguarsi sul piano di misurazione acustica e per farlo avranno sei mesi di tempo. Sarà il Comune a valutare, in base alle spese, se andare incontro ai titolari, attraverso dei bandi ad hoc. Danilo D’Amico di Affini, noto locale di via Belfiore, è dubbioso: «Mi chiedo come farà il Comune a contare fisicamente le persone presenti all’interno di una piazza. Per quanto riguarda i decibel, la nostra musica è bassa, anche nel weekend. Abbiamo sempre rispettato i limiti. In ogni caso, spero che queste regole non portino alla chiusura anticipata dei locali». Cosa che invece potrà succedere, perché chi non si adeguerà verrà multato o, nel peggiore dei casi, chiuso prima.

Ma i titolari dei cocktail bar su un aspetto insistono: la movida, a San Salvario, non è più quella di prima. «Il numero delle persone che vediamo in giro la sera è diminuito - puntualizza Franco Carmassi, food manager de Il Barotto di via Baretti - quindi anche il rumore non è più eccessivo. Forse la soluzione è incentivare la movida con altre iniziative, magari con dei concertini in strada».

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