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IL CASO

Con l'automotive crolla anche l'aerospazio. Ecco i numeri della crisi

Preoccupa l'indagine di Unioncamere: il Piemonte ha perso 10mila aziende

Con l'automotive crolla anche l'aerospazio. Ecco quante aziende hanno chiuso

L'industria piemontese è in agonia. E i dati presentati da Unioncamere Piemonte non fanno certo ben sperare in una ripresa: dal 2010 nella nostra regione sono sparite ben 10mila aziende (757 soltanto nel 2022) e i settori trainanti della nostra industria sono in forte difficoltà. Nel 2023, con la crisi di Mirafiori, gli ordinativi dell'automotive sono calati del -32%, del -22% quelli dall'estero. Ma peggio dell'auto fa il settore aerospazio tanto decantato e considerato come speranza di salvezza per le nostre imprese: gli ordinativi di aerei e navicelle spaziali sono crollati del -47% e gli esteri addirittura del -62%. Certo l'anno precedente l'aerospazio aveva fatto segnare numeri record, ma di certo questo calo massiccio non è un bel segnale. 

Si salva soltanto la componentistica che ha puntato su fornitori stranieri: gli ordinativi sono al +5,3%, percentuale che sale al +7% per gli ordini stranieri. 

L'indagine di Unioncamere ha coinvolto complessivamente 1.788 imprese manifatturiere per un totale di 91.343 addetti e un fatturato di 57,5 miliardi. La produzione industriale nel suo complesso è cresciuta di un timido +1,8% rispetto al IV trimestre 2022, ma gli ordinativi totali sono calati del -0,5% (+1,1% interni ma - 3,7% esteri) rispetto all'anno scorso. Il fatturato totale è in aumento del +2,8% ma il grado di utilizzo degli impianti, vedi Mirafiori, è calato dal 68,4% al 64,7%

I SETTORI PIU' IN CRISI

I mezzi di trasporto in generale hanno registrato un forte calo degli ordinativi al -10,6% (-9% interni, -14,2% esteri). Anche se il fatturato totale è aumentato del +15,7%, trainato dall'estero: +30,1%, mentre l'interno cala del -2,8%. Anche la meccanica ha subito un contraccolpo negativo a causa della riduzione degli ordinativi al - 2,9%, dall'estero: - 4,9%. I settori più in crisi sono le industrie tessili dell'abbigliamento e delle calzature con una produzione calata del -0,4% e l'industria del legno e del mobile: - 0,7%. Ordinativi in calo anche per l'elettricità e l'elettronica: -1,9% ma il fatturato cresce del +4%. 

Le industrie chimiche e alimentari sono quelle più propense a investire, rispettivamente il 47% e il 44%, confronto a una media del 34,7%. Superiori alla media anche le industrie di trasporto al 40,6% che, nonostante le difficoltà, hanno chiuso il 2023 con una produzione al +4,3% rispetto all'anno passato. 

LA PRODUZIONE INDUSTRIALE PER PROVINCIA

Novara registra la crescita di maggiore intensità, con una variazione della produzione industriale su base annua del +3,8%, sostenuta dalla crescita a doppia cifra delle industrie chimiche, petrolifere e delle materie plastiche. Segue, a poca distanza, la provincia di Cuneo, che registra un incremento del 3,1%, frutto dei buoni risultati messi a segno sia dalle industrie alimentari che da quelle metalmeccaniche. Solo terza è Torino (+2,3%), sintesi di aumenti dei livelli produttivi registrati per le industrie tessili e dell’abbigliamento e, in minor misura, per quelle metalmeccaniche e dell’alimentare. Il Verbano C.O. (+1,8%) segnala uno sviluppo di intensità analoga alla media piemontese, sostenuto dalla rubinetteria e valvolame. Il tessuto manifatturiero di Vercelli evidenzia una variazione della produzione del +1,0% rispetto al IV trimestre del 2022, frutto tuttavia di dinamiche settoriali contrastanti (alle tendenze positive dell’alimentare e della chimica-plastica si contrappongono i cali produttivi del tessile e della metalmeccanica); anche la sostanziale stazionarietà registrata dalla provincia di Asti (+0,2%) scaturisce da risultati settoriali tra loro discrepanti (la flessione delle industrie metalmeccaniche viene di fatto compensata dalla crescita realizzata dalle industrie alimentari e da quelle chimiche). Il comparto tessile penalizza la provincia di Biella, che chiude il IV trimestre del 2023 con un calo della produzione industriale dell’1,8%, mentre ad Alessandria (-1,0%) le difficoltà appaiono diffuse a tutti i comparti di specializzazione.

LE DIFFICOLTA' DA RISOLVERE

Tra le difficoltà all'innovazione segnalate dagli imprenditori nel periodo 2021-23 al primo posto c'è la mancanza di risorse finanziarie, al secondo i costi dell'innovazione troppo elevati, poi le difficoltà indotte dal caro energetico e la mancanza di personale qualificato

IL PRESIDENTE GIAN PAOLO COSCIA: "GUARDIAMO CON FIDUCIA ALLE BANCHE, SERVONO INCENTIVI FISCALI" 

"A fronte di un consuntivo 2023 ancora positivo si confermano però i timori per il breve periodo che appare ancora incerto e condizionato da incognite difficilmente prevedibili. In questo quadro, guardiamo con fiducia al sistema bancario: è sempre più indispensabile sostenere le attività economiche con piani finanziari che possano permettere di investire per il futuro" ha commentato Gian Paolo Coscia, presidente Unioncamere Piemonte. "Occorre poi - ha aggiunto - fare leva su alcuni aspetti in grado di creare un ambiente favorevole agli investimenti, all'innovazione e alla crescita sostenibile nel settore industriale. Tra questi, un piano di incentivi fiscali, il potenziamento delle infrastrutture materiali e immateriali, politiche commerciali che promuovano le esportazioni, sostegni finanziari per progetti di ricerca e sviluppo nel settore manifatturiero e, infine, la creazione di meccanismi flessibili di assunzione e formazione. Per creare queste politiche è necessario lavorare tutti insieme, a più livelli, guardando al locale e al nazionale. Solo con policy integrate e attori che sappiano remare nella stessa direzione potremo tagliare il traguardo e non perdere terreno".  

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